Torino, 19 nov. (askanews) – C’è una anomalia affascinante nel lavoro di Elisabetta Di Maggio, l’artista veneziana che da anni indaga le relazioni, i circuiti e le trame della nostra esistenza: le sue opere hanno una resistenza e una forza che sembra in contrasto con la fragilità dei materiali che usa, e la bellezza di questa anomalia è che la “percepiamo”, ma non la “sentiamo”, perché poi l’opera è completa e compiuta in sé.
La GAM di Torino le dedica oggi una mostra antologica, curata da Chiara Bertola e Fabio Cafagna e significativamente intitolata “Frangibile”.
“Frangibile – ha spiegato l’artista ad askanews – non è debole, perché potrebbe essere confuso, e non è solo frangibilità dei materiali, io uso tanti materiali che sono materiali molto fragili, diciamo così, però non si tratta solo dei materiali, è anche la frangibilità di un pensiero, la frangibilità di una relazione, e frangibile per me è la ricerca del punto di equilibrio e dello stare in equilibrio in relazione al fuori di me. E lo faccio appunto attraverso l’uso di di materiali che stresso, senso che li porto fino a un punto di rottura ipotetico che però non si rompe”.
Pareti di carta velina, saponi intagliati, mosaici di vetro, porcellane sottilissime, elementi vegetali, francobolli sovrapposti: le opere hanno spesso una carica magnetica che va al di là dell’oggetto come tale e, come dice lei stessa, e si inserisce nel flusso del “continuo universale”. La mostra torinese, poi, è anche un percorso dentro tutta la carriera dell’artista.
“È un po’ come ripercorrere tutto il tempo che è trascorso – ha aggiunto Elisabetta Di Maggio – che sono trent’anni, quindi è un’emozione forte, che però penso che alla fine abbia una coerenza e questo è importante per me”.
Articolata in sei stanze della GAM, “Frangibile” è parte della Terza Risonanza del museo e resta aperta al pubblico fino al 1 marzo 2026.