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La presidenza danese nell'UE: opportunità e sfide per una politica agricola sostenibile

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Copenaghen si prepara a guidare l'UE in un periodo di tensioni politiche, cercando di mantenere viva la discussione sulla sostenibilità agricola.

Con l’inizio della presidenza danese del Consiglio dell’Unione Europea, la Danimarca si trova di fronte a sfide significative. Vuole mettere il cambiamento climatico al centro della discussione europea, ma ci si deve chiedere: quanto potrà davvero influenzare il dibattito in un contesto politico dove sembra prevalere la competitività rispetto alla riduzione delle emissioni di carbonio? La Danimarca, che ha recentemente introdotto un’imposta sulle emissioni agricole, punta a utilizzare la propria esperienza per guidare l’Europa verso pratiche più sostenibili.

Ma sarà sufficiente?

Un panorama politico complesso

La presidenza danese arriva in un momento critico, coincidente con un acceso dibattito sul futuro dell’agricoltura in Europa. Nonostante le ambizioni elevate, il governo danese deve affrontare una realtà in cui la maggior parte dei membri dell’UE mostra scetticismo verso misure climatiche rigorose. Le tensioni emerse a seguito delle proteste degli agricoltori e il recente spostamento a destra del Parlamento europeo pongono interrogativi sulla capacità della Danimarca di portare avanti un’agenda di sostenibilità. Chiunque abbia lanciato un prodotto sa che le sfide politiche possono essere tanto insidiose quanto le difficoltà di mercato.

Il Ministro per la Transizione Verde, Jeppe Bruus, ha affermato che è possibile affrontare simultaneamente la crisi climatica e quella della biodiversità, creando anche opportunità di lavoro e crescita. Tuttavia, il contrasto tra la retorica e la realtà delle politiche agricole europee è evidente. La Danimarca ha imposto una tassa sulle emissioni agricole, un traguardo che persino nazioni considerate all’avanguardia in materia di clima, come la Nuova Zelanda, non sono riuscite a raggiungere. Questo risultato è stato il frutto di un accordo tripartito che ha coinvolto agricoltori, governo e gruppi ambientalisti, ma replicare un simile successo a livello europeo si rivela un compito arduo.

Le sfide del Green Tripartite Agreement

Il Green Tripartite Agreement danese prevede l’imposizione di una tassa sulle emissioni del bestiame a partire dal 2030, con l’obiettivo di reinvestire i proventi in iniziative ecologiche e supporto agli agricoltori. Tuttavia, il meccanismo di tassazione non è esente da critiche. Molti esperti sostengono infatti che la tassa inizi a un livello troppo basso per generare cambiamenti sistemici nel settore agricolo. Per esempio, nel 2030, l’imposta sarà di 120 corone danesi (circa 16 euro) per tonnellata, un valore nettamente inferiore rispetto a quello applicato all’industria. Non sarebbe ora di chiedersi se questa sia davvero la strada giusta?

Inoltre, l’affidamento su misure volontarie e tecnologie non testate, come il biochar e gli inibitori di metano, solleva ulteriori dubbi sulla reale efficacia del piano. La Danimarca dovrà affrontare una crescente pressione interna, poiché i partiti di destra criticheranno il sistema di tassazione, temendo impatti negativi sui posti di lavoro e sulla produzione. Questo scenario pone interrogativi sulla capacità della Danimarca di fungere da leader nel panorama agricolo europeo, soprattutto se la sua credibilità continua a essere messa in discussione.

Lezioni e prospettive future

Le esperienze danesi offrono spunti preziosi per i fondatori e i manager di prodotto nel settore agricolo e ambientale. La chiave per il successo risiede nella capacità di costruire alleanze solide e di impegnarsi in dialoghi aperti, elementi che sono stati alla base del Green Tripartite Agreement. Tuttavia, è cruciale che i leader aziendali non perdano di vista il quadro più ampio e le dinamiche politiche europee che influenzano le decisioni. I dati di crescita raccontano una storia diversa: la Danimarca potrebbe non essere in grado di cambiare radicalmente le politiche agricole europee, ma può sicuramente contribuire a mantenere viva la discussione sulla sostenibilità.

Per i fondatori, l’importante è imparare a navigare in acque politiche turbolente, adattando le proprie strategie per affrontare le resistenze e abbracciare le opportunità. La sostenibilità deve essere vista non solo come un obiettivo, ma come un’opportunità di innovazione e crescita economica, qualcosa che potrebbe rivelarsi vitale per il futuro del settore agricolo europeo.