L'alternativa bolognese a Sarko. La parola a Daniele Bergamini

Daniele Bergamini interviene su Bologna Magazine.

rom rimpatrio o espulsione C’è chi le chiama deportazioni, chi espulsioni.

Certo è che il rimpatrio forzato dei Rom dalla Francia di Sarko è destinato a fare discutere o, ancora peggio, a trovare emulatori, magari in camicia verde. A Bologna, c’è chi ha trovato soluzioni migliori. E’ la Cooperativa La Piccola Carovana che sperimenta il Progetto ROI ( rientro Operativo e Imprenditoriale).

Il progetto parte dalla selezione dei beneficiari e dall’analisi delle loro motivazioni e potenzialità – dichiara Daniele Bergamini presidente della cooperativa – Viene studiato poi un progetto con tempi e modalità specifiche dove il lavoro è il presupposto prioritario per il rientro.

Nascono così, piccole aziende agricole familiari dove si alleva bestiame e si coltivano campi grazie ad un contributo a fondo perduto, un contributo a titolo di microcredito e una componente di risparmio individuale raccolta dal beneficiario del progetto i mesi prima della partenza. Una volta realizzato il rimpatrio il lavoro si sposta nel paese di origine e la famiglia viene seguita da partner locali“.

La differenza con cio che avviene in Francia è sostanziale.

Lei cosa ne pensa?

In Francia stiamo assistendo ad una deportazione di persone non gradite dall’amministrazione locale. Nel nostro caso le persone inserite nel progetto ROI sono da diversi anni all’interno di un progetto di inclusione sociale dove il comune è arrivato ad individuare e mettere a loro disposizione case individuate sul mercato privato facendosi per altro carico per 4 anni del 50% dei costi dell’affitto.

Nel vostro sito dichiarate di essere una retrovia.

Che significa in pratica?

E’ l’immagine della società vista come una grande carovana lunga e composita, dove chi è in testa tira cercando di imporre un ritmo veloce al cammino, col rischio che non tutti possano stare al passo. Nella pratica di tutti i giorni noi cerchiamo col nostro lavoro di costruire dei ponti che permettano di superare l’emarginazione, il senso di abbandono, solitudine e sfiducia che vivono le persone che non riescono a stare al passo.

La cooperativa ha tra gli obiettivi l’inserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio. Quali sono i risultati fino ad oggi?

Gestiamo servizi ambientali, per lo più per conto di geovest srl in una decina di comuni in provincia di Bologna, servizi di pulizie e servizi cimiteriali. Da alcuni mesi ci stiamo cimentando anche nell’installazione di impianti Fotovoltaici in collaborazione con altre cooperative sociali. In questo ramo d’impresa operano oggi circa 45 persone, il 50% in uscita da forme di dipendenza.

Anche in questo, caso come per il discorso fatto sul tema dei rimpatri, per noi la cosa importante è la singola persona non tanto i numeri o i risultati complessivi raggiunti. Il 55% di inserimenti lavorativi sono 22 persone con un nome, un cognome, una storia che li ha portati a lavorare con noi.

Esistono, a suo parere, i margini per creare le basi di una cittadinanza allargata e partecipata?

Posso dire quello che vedo tutti i giorni nel mio lavoro.

Se per allargata intendiamo multietnica, ricca di diversità e povertà o ricchezze di vario genere è la società dentro a cui già siamo. La cittadinanza che vedo io è per lo più una cittadinanza multietnica, ricca di nuove povertà, di diversità, di squilibri e ingiustizie. Il problema è capire se questa cittadinanza è anche capace di essere accogliente verso tutte le forme che la compongono. Penso che un processo di partecipazione e accoglienza sia un qualcosa dentro il quale già siamo.

Non penso che si possa impedire che retrovie della nostra cittadinanza siano tenute fuori dalla nostra stessa società, emarginate. Il rischio di un forte scontro, quasi una rivoluzione tra “classi” lo vedo forte. È davvero urgente che ognuno di noi si chieda se c’è qualcosa che possa fare per evitare che avanzi una forma di povertà a cui non siamo abituati e pronti.

Visita il sito della Cooperativa La Piccola Carovana.

Leggi l’editoriale La viltà di Sarkozy di Marco d’Eramo su Il Manifesto.

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Luigia Bencivenga