Roma, 25 ott. -(Adnkronos) – “Il principio di equivalenza è un punto di svolta: restituisce dignità a tutti i contratti collettivi che, pur non essendo comparativamente più rappresentativi secondo i vecchi criteri, garantiscono ugualmente ai lavoratori le stesse tutele sostanziali. È un riconoscimento di civiltà giuridica e un segnale importante per le imprese e per il mondo della contrattazione collettiva”.
Così Paolo Pizzuti docente Diritto del Lavoro presso l’università del Molise, nel corso del talk tecnico “Appalti e Ccnl: dal principio di equivalenza alla sua attuazione concreta”, organizzato questa mattina da FonARCom nell’ambito della Convention nazionale dei Consulenti del Lavoro di Napoli.
Il principio, introdotto dal nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023) e ripreso sia dal correttivo appalti sia dalle Linee guida Anac, stabilisce che non è obbligatorio applicare esclusivamente il contratto collettivo firmato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative per partecipare a una gara pubblica, ma che qualsiasi Ccnl equivalente nelle tutele è da considerarsi idoneo. “Il legislatore – ha ricordato Pizzuti – ha riconosciuto che ciò che conta non è il nome del contratto, ma la qualità e l’efficacia delle tutele che garantisce. Tutti i lavoratori devono essere protetti allo stesso modo, e questo apre la strada a una vera competizione virtuosa nel panorama contrattuale”. Secondo Pizzuti, la norma offre anche nuove opportunità al tessuto produttivo: “I segnali che arrivano dalle imprese sono positivi – ha spiegato –. Le aziende iniziano a utilizzare contratti collettivi diversi da quelli tradizionali, proprio perché comprendono che la competizione contrattuale può generare miglioramenti. L’equivalenza, infatti, non è un limite, ma un punto di partenza: si può andare oltre, elevando ulteriormente la qualità delle tutele”.
Un passaggio, quello dell’equivalenza, che secondo il presidente di Cifa richiede anche un cambio di mentalità: “Bisogna superare il timore che solo i contratti storici consentano la partecipazione alle gare pubbliche. Se un’impresa applica un contratto collettivo che assicura le stesse garanzie sostanziali ai lavoratori, la stazione appaltante lo deve riconoscere come valido. Questo significa libertà e responsabilità, ma anche serenità per gli imprenditori, che possono scegliere soluzioni contrattuali più vicine alle proprie esigenze produttive senza rischiare esclusioni ingiustificate”. Nel corso del confronto, Pizzuti ha anche evidenziato come il principio di equivalenza possa contribuire a modernizzare il mercato del lavoro italiano, favorendo una diversificazione contrattuale in linea con le trasformazioni economiche e tecnologiche in atto. “L’obiettivo – ha concluso – è costruire un sistema di contrattazione collettiva fondato sulla qualità, sull’innovazione e sulla reale tutela delle persone. È questa la via per un diritto del lavoro contemporaneo, dinamico e competitivo, capace di garantire equità senza rinunciare alla crescita”.