Barcellona, la città si raccoglie negli edifici pubblici, nelle scuole e in tutte le sedi scelte come seggi elettorali.
Questa è la situazione che apre il servizio per Le Iene di Pablo Trincia sulla questione catalana. Un referendum che ha spezzato e bloccato la Spagna e che l’ha messa al centro dell’attenzione mediatica di tutto il Mondo
La vigilia del referendum
Un racconto, un diario di bordo è così che si presenta il servizio di Trincia per Le Iene sulla questione catalana. Un viaggio che parte dalla viglia del referendum e che vede da una parte una giovane studentessa di medicina e dall’altra un giovane studente di scienze politiche.
Loro sono Jan e Marta, l’uno indipendentista, l’altra sfavorevole al referendum. “Il referendum è illegale- dice Marta- è anticostituzionale, per tanto non servirebbe a niente”, una posizione chiara la sua che si contrappone a quella di Jan che alla vista del numero di persone corse ai seggi si commuove e che vede nell’indipendenza catalana un futuro migliore.
Jan spiega alla Iena quali siano le motivazioni principali che spingono la Catalogna a chiedere l’indipendenza dallo stato spagnolo.
Si tratta di motivazioni prettamente economiche come i tagli fatti alla sanità e l’aumento delle tasse universitarie, come la questione del PIL del Paese che sarebbe prettamente catalano e del quale gioverebbe sopratutto Madrid e non la Catalogna. “Ci trattano come una colonia, da sempre” dice Jan e mentre trattiene la rabbia si guarda attorno e vede i suoi connazionali che cantano, ballano e ascoltano i poeti.
Nonostante la paura di un’irruzione impprovvisa della polizia, i catalani indipendentisti non si perdono d’animo e presiedono i seggi elettorali ; “Questo referendum non è per l’indipendenza, ma per il diritto di voto.
Ci hanno detto che votare è illegale”, dice una donna intervistata. Una popolazione, quella catalana indipendentista, che alla vigilia di un giorno storico non si fa abbattere dalla paura e che resta più unita che mai
“Il referendum è solo rappresentativo di una parte”
Il racconto per Le Iene di Trincia continua e abbraccia le storie di tutti quelli che dal primo mattino aspettano l’apertura dei seggi. È ancora buio pesto quando un gruppo di interventisti introduce furtivamente nella scuola scelta come seggio , i cartoni contenenti schede elettorali.
La tensione è palpabile, milioni di schede sono già state sequestrate in tutto il paese e la polizia potrebbe arrivare da un momento all’altro.
La gete si commuove, si rianima e corre alle urne, ma nel frattempo i video della violenza della polizia fanno il giro del mondo. Si vedono le immagini di gente calpestata e presa a pugni, gente ferita indistantamente dal sesso, dall’età o dall’estrazione sociale.
Ma nonostante il blocco da parte della polizia i catalani riescono a votare e il “Sì” stravince sul “No”. È fatta, un nuovo inizio è giunto, ma un inizio che per quanto possa essere gioioso per i catalani, brancola ancora nel buio. “Non si sa cosa accadrà dopo, ma loro vedono il futuro come il Paradiso”, dice un’arrabbiata Maria. Una cosa è certa, nonostante il referendum possa essere definito illegale, nonostante le violenze della polizia, la cosa che colpisce maggiormente è l’unità della gente che non si è arresa, che non si è impaurita e che ha portato avanti i propri ideali senza timore