Il caso che tiene l’Italia e l’America con il fiato sospeso subisce una svolta inattesa: per Luigi Mangione cadono le accuse di terrorismo. Una decisione destinata a ridefinire il corso del processo per omicidio a suo carico, aprendo nuovi scenari giudiziari e interrogativi sulle indagini precedenti. Cosa significa davvero questa novità per il destino dell’indagato?
L’omicidio di Brian Thompson: dinamica e contesto dell’attentato
Il 4 dicembre 2024, Brian Thompson, amministratore delegato di UnitedHealthcare, è stato ucciso a colpi di pistola davanti all’ingresso dell’hotel Hilton Midtown di Manhattan, a New York. L’attentato è avvenuto poco prima dell’inizio della conferenza annuale della compagnia, alla quale Thompson avrebbe dovuto partecipare. Il killer ha atteso l’arrivo della vittima e l’ha colpita alle spalle con un’arma silenziata, fuggendo poi a piedi. Le telecamere di sorveglianza hanno registrato l’intero episodio, mostrando l’azione rapida e precisa dell’assassino.
Le indagini hanno portato all’arresto di Luigi Mangione, un 27enne laureato alla Ivy League, avvenuto il 9 dicembre 2024 in Pennsylvania. Durante la perquisizione, sono stati trovati nella sua disponibilità una pistola e un silenziatore stampati in 3D, un passaporto e diverse carte d’identità false, oltre a un manifesto scritto a mano in cui criticava l’industria sanitaria statunitense.
Secondo le autorità, Mangione nutriva un profondo risentimento verso il sistema delle assicurazioni sanitarie, che considerava “parassitario”, e il suo gesto sarebbe stato motivato da ideologie simili a quelle espresse da Ted Kaczynski. La morte di Thompson ha suscitato una vasta attenzione mediatica e ha alimentato il dibattito pubblico sulle pratiche delle compagnie assicurative sanitarie negli Stati Uniti.
Luigi Mangione, cadono le accuse di terrorismo: come cambia il processo per omicidio
Luigi Mangione è comparso in tribunale a New York per la prima volta dall’inizio dell’anno nel procedimento statale a suo carico. Il giudice Gregory Carro ha respinto le accuse di terrorismo e di omicidio di primo grado nei confronti del 27enne, laureato alla Ivy League, ritenendo che le prove presentate non fossero sufficienti a supportare le imputazioni.
Rimane invece valida l’accusa di omicidio di secondo grado, cioè volontario ma non premeditato. Secondo il giudice, sebbene Mangione avesse manifestato risentimento verso il settore assicurativo statunitense, non è stato possibile dimostrare un intento di intimidire la popolazione civile, requisito necessario per configurare il terrorismo secondo le leggi dello Stato di New York.
La decisione modifica significativamente la prospettiva del procedimento statale, riducendo le possibilità di condanna all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale o alla pena di morte, prevista invece in ambito federale. Gli avvocati di Mangione avevano sostenuto che il parallelo procedimento federale potesse configurare un rischio di doppia incriminazione, ma il giudice ha giudicato prematuro pronunciarsi su questo punto.
Il processo statale, la cui udienza preliminare è fissata per il 1° dicembre, si inserisce in un contesto giudiziario più complesso, con l’imputato già sotto processo in un tribunale federale dove le autorità mirano alla pena capitale per i reati commessi.