Milano, 19 gen. (Adnkronos) – Gli imputati mostrano "spiccate pericolosità sociale e consuetudine alla violenza e alla sopraffazione e umiliazione dell'altro", c'è chi è animato "da una violenza cieca e incontrollata" e chi "si è vantato della violenza sprigionata, addirittura documentando orgogliosamente con video e foto la vittima ferita per impressionare la ragazza con cui stava uscendo: come arcaici cacciatori si facevano ritrarre accanto a prede animali esanimi".
E' uno dei passaggi delle motivazioni con cui i giudici del tribunale di Milano, lo scorso 15 novembre, hanno condannato, tra gli altri, i trapper Baby Gang (Zaccaria Mouhib) a 5 anni e 2 mesi e Simba La Rue (Lamine Mohamed Saida) a 6 anni e 4 mesi nel processo che li ha visti protagonisti, insieme ad altri sei giovani, per l'aggressione avvenuta all'alba del 3 luglio 2022 nella zona della movida di corso Como.
Nelle 144 pagine di motivazioni, firmate dalla corte presieduta dal giudice Marco Tremolada, "la violenza sprigionata" nell'episodio per cui c'è stato il processo "è efferata e la condotta serbata nell'immediatezza del fatto – cristallizzata nelle intercettazioni – evidenzia la radicale assenza di consapevolezza di disvalore della condotta tenuta"; alcuni degli indagati, già pochi minuti dopo il fatto, "si vantavano del contributo al pestaggio o ridevano ripensando all'intensità con cui taluno del gruppo aveva infierito" e sempre nelle intercettazioni emerge come "gli imputati hanno dileggiato la vittima, con espressioni anche a sfondo razzista". E ancora: "durante la rissa si sono accaniti senza alcuna umana pietà sulla vittima, già indifesa – per terra, disarmata, in evidente minoranza – ma l'hanno dileggiata anche dopo, riguardando tra le risate i video circolati in rete nell'immediatezza dei fatti".
In generale, scrivono ancora i giudici della settima sezione, "gli imputati nelle dichiarazioni rese si sono concentrati pressoché solo sulla riprovevolezza del torto a loro dire subito che su una effettiva presa di coscienza del carattere cieco e disumano della violenza che ne è conseguita. Nella prospettiva difensiva, quindi, era più sicuro affidarsi a dichiarazioni preparate, per di più solo su circostanze già ampiamente note e dimostrate", ma le "risultanze incontrovertibili di video e intercettazioni" hanno "inchiodato gli imputati alle loro responsabilità". Le dichiarazioni degli imputati "a ben guardare non sono risultate affatto una spontanea manifestazione di comprensione del disvalore delle loro condotte.(…)", così come il risarcimento del danno offerto alle persone offese è un elemento più formale che sostanziale: gli imputati "hanno trattato il risarcimento come fosse una spesa di rappresentanza da portare a bilancio dell'etichetta musicale".