Torino, 2 ott. – (Adnkronos) – Il Moige, Movimento Italiano Genitori Aps, ed un primo gruppo di genitori insieme allo studio legale Ambrosio & Commodo, ha comunicato la presentazione della prima 'class action’ inibitorie sui social contro Meta (Facebook e Instagram) e TikTok , un'azione legale innovativa che punta a proteggere bambini e adolescenti da pratiche ritenute dannose e illegali da parte delle principali piattaforme social.
In un paese dove Meta e TikTok totalizzano circa 90 milioni di utenze a fronte di 60 milioni di abitanti, compresi anziani e bambini, l'urgenza di questo intervento legale appare evidente. Durante l'incontro, sono stati illustrati i dettagli del ricorso depositato a luglio, presso il Tribunale di Milano con registro generale 29994/2025, con udienza fissata per il 12 febbraio 2026. L'azione si basa sull'articolo 840-sexiesdecies del codice di procedura civile, lo strumento di tutela legale introdotto nel 2021 che consente a chiunque abbia interesse di agire per ottenere l'ordine di cessazione o il divieto di reiterazione di condotte omissive o commissive poste in essere a danno di una pluralità di soggetti.
All'evento hanno preso parte Antonio Affinita , direttore generale del Moige, associazione di promozione sociale che da oltre 25 anni in prima fila, nella tutela dei minori che ha dichiarato: "Associazioni di genitori per la tutela dei minori, esperti del settore, del mondo accademico ed istituzioni hanno sollecitato, ma senza adeguate risposte dei gestori, di dare tutela dei minori sulle loro piattaforme social. A nostro avviso, purtroppo la protezione dei minori non solo non viene perseguita adeguatamente, ma addirittura danneggiando i minori tramite algoritmi che creano disagio e dipendenza. Questa azione legale, pertanto costituisce un passo urgente necessario”. L'avvocato Stefano Commodo, titolare dello studio legale torinese, Ambrosio & Commodo, che ha illustrato insieme al suo team le basi giuridiche dell'iniziativa: frutto dell’impegno per due anni di intenso lavoro di un gruppo interdisciplinare composto, tra gli altri, da giuristi ingegneri informatici e neuropsichiatri, che ha portato al deposito di un ricorso fondato sui nuovi strumenti legislativi di tutela collettiva, consentendo ai genitori, parti lese, di coalizzarsi per affrontare il confronto con gruppi multinazionali’’.
Sono intervenuti a supporto dell’iniziativa Alfredo Caltabiano, presidente Anfn-associazione nazionale famiglie numerose, Claudia Di Pasquale, presidente Age-associazione italiana genitori, e Roberto Gontero, membro del direttivo nazionale e presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte, che hanno espresso apprezzamento ed interesse all'iniziativa. Mentre in collegamento video hanno partecipato Marta Cacciotti, psicoterapeuta e docente presso l'Università Guglielmo Marconi di Roma, nonché componente dell’Osservatorio sulle dipendenze e Stefano Faraoni, assistant professor in law presso l'Università di Birmingham, fornendo il supporto scientifico e accademico all'iniziativa.
Il cuore dell'azione legale si articola in tre macro-aree di intervento. Prima richiesta: fondamentale è il rispetto dell'obbligo di verifica dell'età e del divieto di accesso ai social per i minori di 14 anni. Moige con i genitori ricorrenti hanno documentato come le piattaforme Facebook e Instagram e TikTok consentono facilmente l'iscrizione illegale di minori, violando le normative nazionali e compromettendo la protezione che il legislatore ha voluto garantire ai più piccoli. La seconda richiesta riguarda l'eliminazione dei sistemi che creano dipendenza dalle piattaforme, in particolare la manipolazione algoritmica e lo scroll infinito dei contenuti. Questi meccanismi, definiti dalla letteratura scientifica come 'tecnologia persuasiva' o 'captologia', rappresentano un ramo della scienza che esplora l'intersezione tra informatica e persuasione, realizzando sistemi informatici progettati per modificare atteggiamenti e comportamenti senza apparente coercizione. L'utilizzo dell'intelligenza artificiale e dei Big Data per influenzare i processi decisionali in modo occulto configura una vera e propria manipolazione computazionale che agisce contro l'interesse degli utenti più piccoli. Terza richiesta è l'obbligo di corretta, chiara e diffusa informazione sui pericoli derivanti dall'abuso dei social. Anche le piattaforme digitali devono fornire informazioni chiare sui rischi collegati al loro uso..
L'azione legale poggia su solide fondamenta scientifiche. Tonino Cantelmi, professore di cyberpsicologia, presso l’Università Europea di Roma nel parere pro-veritate allegato al ricorso, ricorda che "la corteccia prefrontale raggiunge la completa maturazione in età adulta intorno ai 25 anni" e che esiste un forte rischio di danni permanenti alla salute mentale dell'adolescente. Le sollecitazioni dell'eccesso di esposizione digitale possono provocare danni sia per l'eccesso che per il difetto di dopamina, impedendo la normale evoluzione che il cervello compie durante lo sviluppo adolescenziale. La letteratura scientifica documenta una correlazione diretta tra il tempo trascorso davanti agli schermi e una vasta gamma di problemi: disturbi alimentari, perdita del sonno, calo del rendimento scolastico, depressione, interpretazione errata delle emozioni, insoddisfazione per la propria immagine corporea, difficoltà nelle relazioni familiari e sociali, comportamenti impulsivi, ricerca di stimolazioni veloci e gratificanti, accettazione di sfide pericolose e, nei casi più gravi, atti autolesivi e ideazioni suicidarie.
Particolare rilievo assume lo studio pubblicato il 18 giugno 2025 su Jama Pediatrics ("Association of Habitual Checking Behaviors on Social Media With Longitudinal Functional Brain Development" di Maza et al.), che conferma le preoccupazioni sui danni cerebrali permanenti. A supporto dell'azione intervengono anche documenti istituzionali europei: la Commissione Europea con lo studio del maggio 2024 "Benessere e salute mentale a scuola" evidenzia come gli studenti di oggi riportano risultati peggiori in termini di salute mentale, influenzati dall'uso inadeguato dei social media.
Un aspetto centrale dell'azione riguarda l'analisi dei meccanismi attraverso cui le piattaforme creano dipendenza. La dopamina, neurotrasmettitore noto come "ormone del piacere", rappresenta il "cavallo di Troia" attraverso cui, crediamo, Meta e TikTok condizionano le menti dei minorenni utenti. Il funzionamento dei social si basa su algoritmi informatici sofisticati che creano la "identità algoritmica", un processo che utilizza meccanismi telematici per raccogliere e analizzare i dati di un soggetto attraverso la sua attività online. Come evidenziato dalla perizia di parte depositata in tribunale del dottor Paolo Dal Checco, consulente informatico forense, viene tracciata non solo la navigazione ma anche la durata della navigazione dei singoli contenuti, consentendo alle aziende di proporre contenuti altamente personalizzati che costituiscono una delle principali cause di dipendenza per i giovani utenti. Gli algoritmi analizzano il comportamento passato degli utenti per mostrare contenuti che ritengono più interessanti, creando un flusso continuo che aumenta la difficoltà a disconnettersi.
L'azione inibitoria rappresenta solo il primo passo di un percorso più ampio. Come annunciato durante la conferenza, lo Studio Ambrosio & Commodo e Moige stanno preparando una successiva azione risarcitoria di classe, aperta a genitori i cui figli hanno subito danni dalla frequentazione dei social. È stato attivato il portale www.classactionsocial.it e l'indirizzo email: info@classactionsocial.it per raccogliere segnalazioni e testimonianze. L'iniziativa si inserisce in un contesto giuridico in ampia evoluzione, dove l'Unione Europea ha riconosciuto l'esistenza dell'IA manipolativa attraverso la Legge sui Servizi Digitali (Dsa), la Legge sui Mercati Digitali (Dma) e la Legge sull'Intelligenza Artificiale (Aia), senza tuttavia adottare misure concrete per tutelare la libertà formativa e l'equilibrio mentale dei minori. I partecipanti tutti hanno auspicato che il Tribunale di Milano accolga le richieste, così che Meta e TikTok sarebbero obbligate a cessare immediatamente le pratiche contestate, creando un precedente giurisprudenziale di portata nazionale con decisa influenza sull’Ue, che potrebbe influenzare in modo significativo il rapporto tra minori e social media in Italia ed in Europa.