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Morte Andrea Prospero: l'indagato punta al patteggiamento, esplode la rabbia della famiglia

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La morte di Andrea Prospero a Perugia: suicidio in B&B dopo chat online, patteggiamento e rabbia della famiglia.

La richiesta di patteggiamento da parte dello studente accusato nella tragica morte di Andrea Prospero ha riacceso dolore e rabbia nella famiglia del giovane. La decisione, presa nel tentativo di ridurre le conseguenze legali, ha scatenato una forte reazione dei parenti, che vedono nella mossa un’offesa alla memoria di Andrea e alla gravità dell’accaduto.

Morte Andrea Prospero, l’indagato chiede il patteggiamento

Andrea Prospero, 19enne di Lanciano, è stato trovato senza vita il 29 gennaio scorso in un B&B di Perugia, dove frequentava un corso di informatica all’Università locale. Dopo aver analizzato alcune chat con ragazzi conosciuti online, le indagini hanno ricostruito che il giovane ha ingerito un mix letale di farmaci oppiacei, tra cui benzodiazepine e ossicotone.

Tra i contatti online figura uno studente romano, Emiliano Volpe, che secondo la Procura avrebbe istigato Andrea al suicidio, fornendogli consigli su come porre fine alla propria vita. Il drammatico episodio ha portato all’arresto di Volpe a marzo, attualmente ai domiciliari, e al riconoscimento della sua responsabilità nella vicenda.

L’avvocato dell’indagato ha concordato con la Procura un patteggiamento che prevede due anni e mezzo di lavori socialmente utili, sostituendo la pena inizialmente proposta di cinque anni di reclusione. Questo accordo ha fatto esplodere l’indignazione dei familiari di Andrea, che ritengono la misura insufficiente a rendere giustizia e a compensare il dolore provocato dalla perdita del figlio.

Morte Andrea Prospero, l’indagato chiede il patteggiamento: la rabbia della famiglia

L’avvocato di Prospero ha sottolineato come una pena così ridotta non possa rappresentare né riparazione sociale né giustizia per le persone offese. La decisione finale sul patteggiamento spetterà al giudice il 23 ottobre, mentre l’udienza prevista per l’8 ottobre è stata rinviata.

Sono rimasto scioccato, anche se avevo messo in programma che Volpe avrebbe richiesto l’abbreviato o il patteggiamento, oppure che avrebbe presentato certificati medici per attestare la sua tossicodipendenza. Ma non accetto che si parta da una pena così bassa, dopo che lui si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip in sede di interrogatorio di garanzia e che sia stato messo agli arresti domiciliari, anziché in carcere. Sono anche amareggiato dal fatto che né lui né la famiglia si siano mai scusati con noi o abbiano chiesto perdono, ha dichiarato il papà del giovane a Il Messaggero.