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Dopo una stagione lunghissima, fatta di trionfi e finali sfiorate, Jannik Sinner dice no. No alla Coppa Davis. La notizia era nell’aria, ma adesso è ufficiale: il numero 2 del mondo non ci sarà.
Sinner Coppa Davis: la decisione che pesa
A confermarlo è stato Filippo Volandri. Durante l’annuncio dei convocati, il capitano azzurro ha detto chiaramente: «Jannik non ha dato la sua disponibilità».
E così la lista è fatta: Musetti, Cobolli, Berrettini, Vavassori e Bolelli. Saranno loro a difendere i colori dell’Italia nella fase finale di Bologna, dal 19 novembre.
Niente Sinner, dunque. Una scelta che non arriva come un fulmine a ciel sereno. Già a Riad, durante la sua esibizione milionaria, l’altoatesino aveva lasciato intendere che la Davis non fosse tra i suoi piani immediati. «La Davis? Non ho ancora deciso…», aveva detto con quel mezzo sorriso che non inganna. In realtà, la decisione era già presa?
Dopo una stagione da record, con due Slam vinti e gli altri due persi solo in finale, Sinner ha preferito fermarsi. Rifiatare. Forse riprendersi un po’ di sé.
Eppure è impossibile non pensare al 2023, a Malaga. Alla vittoria contro Djokovic, alla rimonta sull’Australia. Al trofeo alzato in mezzo ai compagni. Scene che resteranno nella memoria del tennis italiano.
L’eredità azzurra senza Sinner
Adesso tocca agli altri. Musetti, Berrettini, Cobolli, Vavassori. Nomi solidi, ma che dovranno fare a meno del leader, del trascinatore.
L’assenza del “barone rosso” si farà sentire, inutile negarlo.
Soprattutto se dall’altra parte Carlos Alcaraz dovesse rispondere presente con la Spagna.
Volandri lo sa, e le sue parole lo fanno intuire: l’Italia dovrà trovare nuove energie, nuove motivazioni.
Dopotutto, la squadra ha già vissuto l’orgoglio di vincere grazie a Sinner. Ora è il momento di dimostrare di poterlo fare anche senza di lui.
C’è chi critica la sua scelta per ciò che riguarda la Coppa Davis, parlando di scarso attaccamento alla maglia. Altri invece lo difendono, ricordando che persino Federer vinse la Davis una sola volta, nel 2014.
E che Sinner, in fondo, quella coppa l’ha già portata a casa.
Forse è solo stanchezza, o il bisogno di respirare dopo mesi senza pause. Forse, semplicemente, è un passo necessario.
La Coppa Davis continuerà, con o senza di lui. E se l’Italia dovesse arrivare lontano, una parte di quel successo porterà comunque il suo nome — perché certe eredità, nel tennis come nella vita, non si cancellano.
Sinner e l’accordo con la Wada?
Ora il quadro è più chiaro. L’accordo tra Jannik Sinner e la Wada, per tre mesi di squalifica legata al caso Clostebol, è stato definito subito dopo l’Australian Open. Le trattative, iniziate nei giorni precedenti allo Slam, si sarebbero chiuse nelle settimane successive, in quella pausa tra Australia e Doha che a molti era sembrata solo un momento di riposo.
Adesso si capisce anche il “gran rifiuto” all’invito del Presidente Mattarella. In quei giorni Sinner si era ritirato a casa, a Sesto. Qualche ora sulla neve, poi più nulla. Una sparizione che aveva fatto parlare. Né a Montecarlo né altrove, lontano anche dalla compagna Kalinskaya, impegnata tra Singapore e Qatar.
Dietro il silenzio, c’erano ore di contrattazioni, limature, scambi tra legali. Ogni parola dell’accordo, persino quelle dei comunicati stampa, veniva pesata. «Prima di tornare voglio prendermi qualche giorno in più», aveva detto lui dopo la vittoria del terzo Slam. «Magari è meglio aspettare, per poi dedicarsi del tutto al lavoro».
L’8 febbraio Sinner è ricomparso al Country Club di Montecarlo, pronto per riprendere gli allenamenti. Poi, il 10, la partenza per Doha. Ma la svolta era ormai dietro l’angolo.
Adesso è ufficiale: arrivederci Jannik. Dal 13 aprile tornerà ad allenarsi, stavolta “in pubblico”, pronto a ricominciare. Con la stessa faccia pulita di sempre, ma un capitolo nuovo da affrontare.