Nuovi potenziali rialzi dei tassi di interesse: l'inflazione morde ancora

L'inflazione morde a apre a nuovi potenziali rialzi dei tassi di interesse. Nello specifico alcuni Paesi europei hanno registrato un forte rialzo dei prezzi.

L’inflazione morde a apre a nuovi potenziali rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali.

Nello specifico alcuni Paesi europei come Spagna a Francia nelle ultime settimane hanno registrato un forte rialzo dei prezzi, sorprendendo anche gli analisti. Cresce l’indice dei prezzi al consumo a Parigi oltre le previsioni: su base mensile l’aumento è di quasi l’1% , mentre su base annua l’incremento registrato è dello 0,1%. Anche in Spagna l’inflazione cresce (6,1%) ben sopra le attese: incidono elettricità e alimentari.

Fonti BCE annunciano comunque che la politica monetaria messa in atto vincerà la lotta all’inflazione; ci sono segnali concreti che rivelano come le pressioni legate all’inflazione caleranno molto nonostante i tassi di interesse rischiano di rimanere ad alti livelli per un po’.
L’andamento dei tassi di interesse si conferma comunque determinante per l’andamento dei listini azionari, soprattutto nel primo semestre dell’anno in corso, così da mettere in allarme le banche centrali ed indurle a fare di più e nel medio periodo.

Si prevedono così rialzi dei tassi di interesse sino al 4% per la BCE e intorno al 5- 5,5% per la Fed. Si teme inoltre una riduzione di immissione di liquidità che in alcuni settori si sta già convertendo in deflusso. Inoltre il repentino rialzo dei tassi sta parzialmente spostando l’interesse degli investitori anche verso i bond a media scadenza rispetto all’investimento azionario. In questa fase di impennata inflattiva scatenata da fattori si spera transitori il calo dei prezzi core potrebbe momentaneamente rallentare; il che comporterebbe una cauta aggressività da parte degli Istituti centrali sul tasso di approdo alzandolo come già sta avvenendo.

A questo punto non stupirebbero parziali prese di profitto sul comparto azionario nei primi sei mesi focalizzate soprattutto sui titoli cosiddetti ‘growth’, mentre il comparto value dovrebbe essere, almeno nelle previsioni, momentaneamente più difensivo. I ripetuti moniti dei banchieri centrali delle ultime settimane sembrano così aver fatto breccia anche nella parte più speculativa del mercato. A livello globale preoccupano poi i prezzi di alcune materie prime, come il rame per esempio, di norma considerato un precursore dell’inflazione, che dai minimi di luglio è risalito del 40% circa.

Altro tema collegato all’andamento dei prezzi negli States sono i salari : quando le retribuzioni crescono è come se venisse applicata una sorta di certificazione all’inflazione che si è generata.