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Omicidio colposo: confermata la condanna per il pastore di Satriano

Pastore di Satriano condannato per omicidio colposo

La tragedia di Simona Cavallaro e le responsabilità del pastore Pietro Rossomanno

Il caso di Simona Cavallaro

Il , la vita di Simona Cavallaro, una giovane di soli 20 anni, è stata tragicamente spezzata in un attacco mortale da un branco di cani nella pineta di Monte Fiorino, a Satriano, nel Soveratese. Questo evento ha scosso profondamente la comunità locale e ha sollevato interrogativi sulla responsabilità degli animali e dei loro proprietari.

La Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha recentemente confermato la condanna a tre anni di reclusione per omicidio colposo nei confronti di Pietro Rossomanno, il pastore accusato di essere il responsabile della morte della giovane.

Le responsabilità del pastore

Secondo le indagini, Rossomanno aveva messo i cani a guardia del suo gregge, ma la loro aggressività ha portato a conseguenze fatali. La Corte ha respinto la richiesta dell’accusa di riformare il reato in omicidio volontario, che avrebbe comportato una pena di 15 anni di reclusione. Questo ha sollevato polemiche e discussioni sulla giustizia e sulla responsabilità in casi simili, dove la vita umana è stata messa in pericolo da animali domestici. La decisione della Corte ha messo in luce la complessità delle leggi riguardanti la custodia degli animali e le responsabilità legali dei proprietari.

Le accuse contro la madre del pastore

Oltre a Rossomanno, anche la madre, Maria Procopio, di 71 anni, è stata coinvolta nel processo. Accusata di invasione e occupazione abusiva di terreni, la sua condanna è stata ridotta da otto a cinque mesi di reclusione grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche. Questo aspetto del caso ha evidenziato ulteriormente le problematiche legate alla gestione degli animali e alla sicurezza pubblica, sollevando interrogativi su come le leggi italiane possano essere migliorate per prevenire simili tragedie in futuro.