Un video compromettente, la paura di vederlo diffuso e la scelta di trasformare la vendetta in omicidio: la tragica vicenda a Sesto San Giovanni racconta come gelosia, rancori e interessi personali possano sfociare in un crimine pianificato nei minimi dettagli. Valentina Peroni, insieme al marito e al convivente, è al centro di un omicidio che unisce inganni, ricatti e violenza.
Omicidio Sesto San Giovanni: indizi e movente
Gli investigatori hanno individuato il movente principale nell’esistenza di un filmato privato che ritraeva Peroni con un altro uomo. Hayim Aroyo, conosciuto anche come “Vittorio” o “Vito”, aveva rapporti con il clan Sarallar e organizzava feste in cui si consumava droga, e aveva conosciuto i tre su un sito di incontri.
Il trio avrebbe commesso un grave passo falso: dalla casa della vittima erano stati portati via contanti, tre carte di credito, un tablet e un telefono. Per questo motivo, oltre all’omicidio premeditato, è stata contestata anche la rapina. I dispositivi elettronici sarebbero stati sottratti per evitare che contenessero il video privato della donna, che la vittima avrebbe potuto diffondere. Le carte di credito rubate sono state poi utilizzate per tentativi di acquisti nei negozi della zona e per giocare in una sala slot vicina.
Omicidio Sesto San Giovanni: Valentina Peroni e la vendetta per il video intimo
Secondo gli inquirenti, la tragica vicenda di Sesto San Giovanni sarebbe nata da un video compromettente che ritraeva Valentina Peroni, 36 anni. Temendo che il materiale potesse essere diffuso, la donna avrebbe deciso di vendicarsi, organizzando l’agguato a Hayati Hayim Aroyo, 62enne italo-turco. La notte del 23 luglio, Peroni avrebbe attirato la vittima nel suo appartamento insieme al marito Emanuele Paganini, 38 anni, e al convivente Elvis Simoni, 33 anni, che avrebbero eseguito il piano omicida.
Le indagini hanno ricostruito minuziosamente i movimenti dei responsabili: la donna sarebbe stata la prima a entrare nell’abitazione, lasciando la porta aperta per il convivente, che ha colpito la vittima con numerosi fendenti e poi ha cosparso il corpo di candeggina prima di dare fuoco. Paganini avrebbe invece fatto da palo all’esterno. Dalle intercettazioni e dai messaggi scambiati emergeva la determinazione del gruppo e la freddezza di Peroni, che ha ammesso di non aver provato alcuna pietà durante l’aggressione.
All’1.21 Simoni conferma la sua presenza e chiede a Peroni di aprirgli la porta. La donna esita: Aroyo era visibilmente arrabbiato con Paganini per questioni economiche. Tuttavia, il convivente la incalza con crescente insistenza. Ventidue minuti più tardi, le fornisce istruzioni dettagliate su come farlo entrare, suggerendole di inventare una scusa come andare in bagno. Quando Peroni resta in silenzio, Simoni la sollecita nuovamente, ricordandole di fare in fretta perché «non avevano tutto il tempo a disposizione».
Tutti e tre sono stati arrestati con l’accusa di omicidio premeditato, rapina, incendio e distruzione di cadavere.