Pd: Lotti, 'congresso divisivo su nomi o su Conte non è la risposta'

Roma, 4 ott. (Adnkronos) - "Non sono interessato a crocifiggere nessuno, anzi penso che l’analisi collettiva sia la prima pietra sulla quale ricostruire e ripartire insieme. Ma non si ricostruisce solo con un Congresso o rinchiudendosi nei gruppi parlamentari, altrimenti si compie lo stes...

Roma, 4 ott.

(Adnkronos) – "Non sono interessato a crocifiggere nessuno, anzi penso che l’analisi collettiva sia la prima pietra sulla quale ricostruire e ripartire insieme. Ma non si ricostruisce solo con un Congresso o rinchiudendosi nei gruppi parlamentari, altrimenti si compie lo stesso errore commesso nel post 2018.Davvero basta un Congresso? Non credo". Lo scrive su Facebook Luca Lotti, ex deputato Pd.

"Non credo che un Congresso divisivo sui nomi o sul dilemma 'Conte sì, Conte no' se affrontato così possa darci una risposta.

Appartengo alla categoria, può sembrare strano, di quelli che non vogliono la vendetta sulle macerie del Pd, ma che prima di pensare a chi ci guida si chiede cosa è successo e cosa siamo".

"Davvero abbiamo perso le elezioni perché gli altri erano troppo forti? O le abbiamo perse perché abbiamo chiesto di votare contro qualcosa anziché a favore di qualcuno (cioè noi)? Cosa siamo noi? Questa, a mio modo di vedere, è la domanda più importante che forse fa paura, ma che è la prima da fare e farci guardandosi negli occhi".

"Più che un 'campo largo' forse serviva una 'alleanza larga' che comprendesse tutto il fronte che si opponeva alla destra. Che se ci fate caso è ciò che ora viene chiesto di fare in Parlamento: un po’ tardi direi", aggiunge Lotti.

"Come Partito democratico abbiamo lanciato le Agorà, un progetto che ho condiviso. Abbiamo detto di voler allargare: giusto. Ma lo abbiamo fatto costruendo un cartello elettorale, che fin da subito è apparso privo di strategia, e soprattutto lo abbiamo fatto senza parlarne, senza capire perché e lo abbiamo fatto senza spiegarlo a nessuno.

A nessuno sui territori, a nessuno degli amministratori locali, pretendendo che quasi per magia lo capissero gli elettori".

"Qui, come è evidente a tutti, non è questione di numeri ma di politica. E se non ci diciamo che è stata una mera' fusione a freddo', il progetto esclusivamente elettorale che ha portato all’offerta politica delle liste dei democratici e progressisti, allora è inutile fare altre analisi".