Poesia e sregolatezza per un film che commuove

Davvero sorprendente il nuovo film di Paolo Virzì “La pazza gioia” con Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeshi. Sembra strano dirlo ma per una volta, l'Italia fa le cose per bene e sforna una pellicola perfettamente all'altezza di film come “Ragazze interrotte” di James Mangold che regal...

Davvero sorprendente il nuovo film di Paolo Virzì “La pazza gioia” con Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeshi.

Sembra strano dirlo ma per una volta, l’Italia fa le cose per bene e sforna una pellicola perfettamente all’altezza di film come “Ragazze interrotte” di James Mangold che regalò l’oscar, nel lontano 1999, ad una strepitosa Angelina Jolie.
Ebbene anche qui il tema trattato è quello spinoso, cupo, della pazzia e delle strutture dove vengono rinchiuse le persone con problemi psicologici/psichiatrici. Rispetto alla ben più nota pellicola americana qui però c’è molto di più.

Oltre al talento innegabile delle due attrici principali, entrambe eccezionali (forse la Ramazzotti è qualche spanna più in là), che interpretano magistralmente due donne tanto diverse nell’aspetto e nelle vicende personali quanto simili nella fragilità e nell’incapacità di confrontarsi con la vita, scendono in campo, infatti, tutta una serie di tematiche collaterali. Il problema degli anziani, la tossicodipendenza, l’incapacità di affrontare le responsabilità genitoriali, i danni della vita agiata e la circonvenzione di incapace.

Diversi i piani di lettura, quindi, per un film che non parla solo della pazzia ma anche del disagio esistenziale inteso nel suo significato più ampio e guardato dai punti di vista più disparati. Pregevole il tentativo di “entrare” nella mente di una madre infanticida, cercando di comprenderne le ragioni più profonde se non addirittura di giustificarla e bravissima la Ramazzotti nel non andare mai sopra le righe in un’interpretazione non facile.

Ma, soprattutto, ciò che colpisce del film di Virzì è l’estrema poesia con cui si condensa il tutto, rappresentata efficacemente dallo sguardo delle due protagoniste, la cui sregolatezza commuove e non indigna perchè in loro ritroviamo sempre e comunque un po’ di noi, impegnati a combattere con le meschinità quotidiane di una vita che senza un po’ di pazzia diventa veramente impossibile da sopportare.