Kyenge, parla il marito leghista: "Dopo il divorzio prenderò un altro cane"

Domenico Grispino si unisce alla Lega e salta fuori che sta per divorziare da Cécile Kyenge. "E' lei che ha lasciato me", assicura.

“Io in cinque anni qui non la vedevo mai.

Stavo col cane, e adesso pure senza. Ora prenderò un altro cane” rivela Domenico Grispino, quasi ex marito di Cécile Kyenge. I due infatti sono sul punto di chiedere il divorzio ma l’uomo assicura che questa decisione non è stata presa perché ha deciso di candidarsi consigliere alle comunali di Castelfranco Emilia con la Lega.

La Lega non fu galeotta

“È stata una separazione senza sangue, non ho voluto nulla. – chiarisce Domenico Grispino – Potevo chiedere gli alimenti perché non lavoro, lei invece lavora e invece non ho voluto niente”.

L’uomo però spiega che non è stata la scelta di entrare a far parte del Carroccio a far saltare il matrimonio.

Intervenendo giovedì 7 febbraio 2019 a La Zanzara su Radio 24, Grispino anzi afferma: “Questa storia ha fatto pubblicità a mia moglie, è andata su tanti giornali che non li ha mai visti. In faccia non ha avuto il coraggio di dirmi nulla. Mi ha chiamato da Bruxelles, ma non mi sono offeso.

– aggiunge – Era già finita la storia, non si devono trascinare le cose finite. È stata lei a parlare pubblicamente di divorzio, io non l’ho mai fatto”.

Lega non è razzista

Il neo leghista però non ci sta a sentire che la moglie ed ex ministro per l’Integrazione del governo Letta, oggi eurodeputata del PD, è “imbarazzata” per la sua decisione a unirsi al partito di Matteo Salvini.

“Sono io a esserlo.

Anzi – ribatte Grispino – io ci ho rimesso, che da cinque anni non lavoro. Nell’ultimo rinnovo dei consorzi in Emilia mi hanno tromb…. Perché avevano votato per uno della Lega“.

L’uomo non vuole infine esser accusato di aver scelto un movimento razzista. “Ma queste sono cag… – chiarisce – I razzisti ci sono ovunque, anche a sinistra“. Poi sostiene, come riporta ilgiornale.it: “E anche i neri sono razzisti con i bianchi, in Africa.

Vai giù in Congo e ti chiamano Muzungu”.