Un tour a Palazzo Chigi tra spese pazze e paradossi

La lunga lista delle spese dell'attuale governo del cambiamento: tra le cifre pubblicate dal Giornale oltre 10mila euro in cialde di caffè.

78mila euro per la “fornitura di arredi per ufficio”, 17.230 euro spesi in nuovi tendaggi e nella riparazione e sostituzione del rivestimento di alcune sedute in stoffa e oltre 44mila euro investiti per l’acquisto di nuovi portatili.

Queste solo alcune delle spese per servizi e forniture sborsate nell’ultimo periodo in casa Conte-Di Maio-Salvini e pubblicate dal Giornale in un recente reportage. A quanto sostiene il quotidiano nazionale, in questi quasi 12 mesi di governo, i giallo-verdi, al pari di tutti i loro predecessori, si confermerebbero maestri di spesa.

Le spese del governo

60.990 euro sono stati investiti da lega e pentastellati per alzare l’intensità della rete Wi-Fi”, a riprova della grande attenzione riservata al digitale dall’attuale amministrazione.

E cosa sarebbe un’ottima connessione senza adeguati supporti? Così dall’ufficio stampa e del portavoce, sotto la saggia guida di Rocco Casalino, è arrivata la richiesta di circa 8mila euro per l’acquisto di “2 Macbook pro da 15 pollici, 1 Ipad pro retina, 2 Macbook air”. E così prosegue il Giornale nella lunga lista di investimenti interni al palazzo ministeriale: passando dalle spese per la cartoleria (oltre mille euro sono stati necessari per stampare il bilancio di governo) a quelle per la salute (come quei 21mila euro spesi per l’acquisto di un ecocardiografo portatile).

“23mila euro per i Rom”

Dulcis in fundo, sul quotidiano di Sallusti, non poteva mancare la polemica sulle spese sostenute da Palazzo Chigi per organizzare l’evento “Rom, sinti. Un monumento alla memoria rimossa“. 23mila euro è la generica (e non meglio specificata) cifra citata nell’occhiello di un articolo che si sviluppa paradossalmente intorno ad una sterile polemica di gerarchia di spesa che appara investimenti in eventi pubblici a quei 10.340 euro spesi in “cialde di caffè Nespresso Professional”.

E spostata l’attenzione mediatica sui paradossi di un governo che urla al populismo ma investe nell’inclusione delle minoranze (se così si può dire riguardo ad un evento a ricordo di un genocidio perpetrato durante il secondo conflitto mondiale), il triste grido che sembra riecheggiare nelle menti dei lettori è uno solo: l’elettorato chiede meno caffeina e più ruspe. E resta da sperare che Salvini non risponda.