Tremonti: "Greta Thunberg serve per ridisegnare l'industria del mondo"

Dietro Greta Thunberg c'è "un investimento di capitali straordinario per ridisegnare l'industria e battere la Cina", spiega Giulio Tremonti.

“Esistono dei problemi di cambio climatico, esistono problemi di inquinamento, esistono problemi di ridisegno della industria nel mondo” avverte Giulio Tremonti, commentando e criticando il movimento guidato da Greta Thunberg.

“Cambiamento climatico c’è sempre stato”

Intervenendo a L’Aria che tira su La7, l’ex ministro dell’Economia ricorda: “Il cambiamento climatico c’è sempre stato, solo per fare un esempio basti ricordare il perché la Groenlandia si chiama così (terra verde, in danese ndr)”.

In Groenlandia, oggi ricoperta per l’83% dai ghiacci, sono state infatti trovate tracce di forme di agricoltura e di allevamento a testimonianza del fatto che un tempo era un’isola rigogliosa, nel corso del cosiddetto periodo caldo medievale durato circa 500 anni dal nono al 14esimo secolo.

“Il cambiamento climatico è parte della storia del nostro Pianeta e quindi dell’umanità” puntualizza l’economista. In studio Fausto Bertinotti scuote la testa in segno di dissenso, ma Giulio Tremonti immediatamente replica invitando l’ex presidente della Camera “a leggere Le Roy Ladurie e la storia del clima negli ultimi mille anni”.

Tremonti: “Dietro Greta un sacco di soldi”

“Un conto è il cambio climatico un conto è l’inquinamento” chiarisce quindi Giulio Tremonti.

“L’inquinamento è oggettivamente uno dei fattori negativi che ci sono sul Pianeta, e poi c’è Greta. Se uno pensa che Greta sia un fatto spontaneo o naturale forse non ha idea di quale macchina politica e mediatica sta dietro Greta” avverte.

“Non è mica Giovanna d’Arco, è un fenomeno complesso, con un investimento di capitali alle spalle straordinario ed è il tentativo di ridisegnare la struttura industriale fatta con la globalizzazione” spiega quindi l’economista.

“L’idea è non più produrre dove il lavoro costa poco ma le merci non vengono comprate più lì e devono essere trasferite inquinando, ma facciamo la produzione dove ci sono anche i consumatori e questo di fatto è un modo per battere la Cina” rivela quindi l’ex ministro.