Milano, 21 nov. (askanews) – Lo chiamano terzo spazio, è il momento in cui bambini e preadolescenti sono liberi di essere sè stessi. Non è scuola, casa, tv e social o sport, ma è il tempo libero da trascorrere con gli amici, che dà forma alle relazioni e all’autonomia. Nove genitori su dieci ne riconoscono l’importanza ma, nella pratica, i momenti senza supervisione di un adulto sono solo il 33%.
A dirlo è una ricerca promossa da Ringo, con AstraRicerche, che ha indagato attraverso i genitori come i figli tra i 7 e i 14 anni vivano il loro tempo libero.
“Le esperienze aggregative spontanee delle nuove generazioni una volta erano molto diffuse, erano la quotidianità – ha evidenziato Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta – ma negli ultimi anni, si dice per colpa di Internet, ma in realtà anche a causa di un cambiamento dei modelli educativi, di una comunicazione mass-mediatica che terrorizza i genitori e gli adulti, e una società dove è venuta meno la comunità educante, ha fatto sì che il corpo dei nostri figli venisse sequestrato e potesse fare tante esperienze ma sempre sotto il controllo degli adulti”.
Partendo da qui Ringo, marchio del gruppo Barilla, in continuità con la campagna Tra di noi c’è più gusto!, ha cercato di promuovere l’importanza dei terzi spazi, in primis tra i genitori che spesso li limitano per timori legati alla sicurezza fisica e alle “cattive compagnie” dei propri figli: “C’è un’esperienza evolutiva fondamentale della crescita – ha proseguito Lancini – che è quella di passare tanto tempo con amici, amico del cuore, miglior amica fuori dal controllo degli adulti. È un’esperienza evolutiva fondamentale, un’esperienza di crescita che come ogni esperienza evolutiva comporta dei rischi, ma è anche più di un’esperienza educativa, è proprio un’esperienza necessaria a sostenere la realizzazione dei compiti evolutivi del preadolescente e dell’adolescente”.
Nella complessa sfida educativa che vivono quotidianamente i genitori dei teen c’è la gestione del mondo digitale. Se quasi la metà dei preadolescenti utilizza Internet, il 59% tra ragazzi e ragazze è rapito dai social, specialmente dai video brevi (YouTube e TikTok). Tra gli 11-14 anni poi l’uso del web entra nello studio (47%) e diventa il modo per restare in contatto con gli amici (46%). E questo spesso spaventa i genitori che al tempo stesso non si fidano del mondo reale: “Il problema è che noi continuiamo a parlare di Internet, dei social network, dei videogiochi come se fossero stati come dire frutto di un’iniziativa delle nuove generazioni – ha fatto notare lo psicologo – La verità è che le nuove generazioni hanno trovato in questi ambienti un rifugio perché sono gli unici luoghi che gli adulti hanno lasciato in questi anni per effettuare esperienze fuori dal controllo degli adulti. Il vero problema non è Internet, il vero problema è l’alternativa che noi siamo in grado di organizzare e ripeto la frase è vietato il gioco del pallone comparsa ben prima in Italia dell’arrivo dello smartphone e io trovo molto importante, e la ricerca lo testimonia, che gli adulti invece di interrogarsi solo su Internet capiscano perché non riescono a organizzare degli spazi alternativi alle nuove generazioni”.