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Proteste degli Ultraortodossi a Gerusalemme contro il Servizio Militare: Cosa C'è Dietro?

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Migliaia di ebrei ultraortodossi a Gerusalemme si oppongono al servizio militare, affrontando tematiche cruciali legate all'identità culturale e alla giustizia sociale.

La recente manifestazione a Gerusalemme ha visto la partecipazione di circa 200.000 persone<\/strong>, in gran parte uomini vestiti con tradizionali abiti neri. Questa protesta ha bloccato completamente l’accesso alla città, evidenziando le profonde divisioni all’interno della società israeliana riguardo al servizio militare<\/strong> e alle esenzioni per gli ultraortodossi<\/strong>.

Il clima che ha portato a questa mobilitazione è stato caratterizzato da un crescente malcontento nei confronti delle politiche di arruolamento, specialmente dopo l’invio di migliaia di avvisi di chiamata e l’arresto di disertori.

La manifestazione ha visto sventolare cartelli con frasi come “Il popolo è con la Torah” e “Chiudere la yeshiva è una condanna a morte per il giudaismo”.

Le radici del conflitto

La questione del servizio militare<\/strong> in Israele ha origini lontane, risalenti alla fondazione dello Stato nel 1948, quando il numero degli ultraortodossi era molto ridotto. A quei tempi, coloro che si dedicavano allo studio di testi sacri erano esentati dal servizio. Oggi, questa comunità rappresenta il 14%<\/strong> della popolazione e circa 66.000<\/strong> uomini in età militare beneficiano di questa esenzione.

La tensione è aumentata negli ultimi anni a causa dei conflitti armati in corso, che hanno causato un numero record di vittime tra le forze armate israeliane. La Corte Suprema<\/strong> di Israele ha recentemente stabilito che l’esenzione non può più essere applicata in modo indiscriminato, costringendo il governo a considerare nuove leggi sull’arruolamento.

Le reazioni della comunità ultraortodossa

Durante la manifestazione, molti partecipanti hanno espresso il loro desiderio di evitare il servizio militare, temendo che questo possa allontanarli dalla loro vita religiosa. “Un diciottenne può essere messo in prigione per voler dedicare la sua vita allo studio della Torah esclusivamente”, ha dichiarato Baruch Debchic, un manifestante. Questo sentimento è condiviso da molti, che vedono la militarizzazione<\/em> come una minaccia alla loro identità culturale.

Il futuro politico di Netanyahu

La protesta ha avuto anche un forte impatto politico, mettendo sotto pressione il governo di Benjamin Netanyahu<\/strong>. Il primo ministro, che si trova a mantenere una fragile coalizione, dipende dal sostegno dei partiti ultraortodossi. Tuttavia, queste ultime tensioni potrebbero mettere in pericolo la stabilità del suo governo, specialmente se non sarà in grado di mediare tra le richieste degli ultraortodossi e le necessità crescenti delle forze armate.

L’uscita dei partiti ultraortodossi dalla coalizione ha ulteriormente complicato la situazione, lasciando Netanyahu con una maggioranza molto risicata. Le elezioni sono previste per la fine del 2026, ma la possibilità di un voto anticipato si fa sempre più concreta.

Le sfide legislative

Attualmente, il Parlamento sta cercando di redigere una nuova legge sul servizio militare<\/strong>, ma finora nessuna proposta è riuscita a soddisfare le esigenze dei vari gruppi coinvolti. La mancanza di un accordo potrebbe portare a una crisi politica, con conseguenze significative per il governo e per la società israeliana nel suo complesso.

Le tensioni tra i diversi gruppi sociali e religiosi continuano a crescere, mentre la questione del servizio militare rimane un tema scottante che potrebbe definire il futuro politico di Israele. La protesta di ieri è solo l’ultimo capitolo di una lunga e complessa storia che coinvolge identità, giustizia sociale e sfide politiche.