Le Migliori pizzerie d’Italia per “Gambero Rosso” sono ‘Pepe in grani‘ di Franco Pepe a Caiazzo, in provincia di Caserta, e ‘I Tigli‘ di Simone Padoan a San Bonifacio, in provincia di Verona. Il risultato si trova sulla guida ‘Pizzerie d’Italia 2026‘. Curata da Pina Sozio, l’edizione 2026 contiene le recensioni di 816 locali, di cui 133 nuovi, e consegna 9 premi speciali.
Classifica e punteggi delle migliori pizzerie in Italia secondo Gambero Rosso
Le due pizzerie vincitrici ottengono un punteggio di 97 su cento aggiudicandosi il primo posto della categoria ‘tre spicchi’, ovvero quella riservata alle pizzerie al piatto. Soltanto un gradino più già, con 96, si collocano ‘Sasà Martucci – I Masanielli’, a Caserta, e ‘Confine’ a Milano. In generale, sono in aumento le pizzerie che hanno conquistato i Tre Spicchi, passando a 100 premiati. Con 95 punti su 100, ci sono altre otto premiati: “Seu Pizza Illuminati” a Roma, “Renato Bosco Pizzeria” a San Martino Buon Albergo (Verona), “Pizzeria Clementina” a Fiumicino (Roma), “Màdia” a Salerno, “Lisola Restaurant” a Forio (Napoli), “La Contrada” ad Aversa (Caserta), “I Masanielli” a Caserta, “BOB Alchimia a Spicchi” a Montepaone (Catanzaro). Sul podio nella categoria ‘tre rotelle’, riguardanti le pizzerie a taglio o da asporto, si trova Gabriele Bonci con ‘Pizzarium’ a Roma, che ottiene 96 punti su cento. Si passa poi a Roma, patria della pizza al taglio: ‘Ruver Teglia Frazionata’ e ‘Frumentario’. Tra i premi c’è il Pizzaiolo emergente assegnato a Davide Giallongo, di “Mazzini60” a Pozzallo (Ragusa). Il premio per Ricerca e innovazione è stato assegnato a “Madia”, a Salerno. Per quanto riguarda i fritti, la miglior proposta se l’aggiudica “Tac thin & crunchy”, a Roma. Il premio Pizza e territorio è andato a “L’ammaccata”, a Casal Velino (Salerno).
Come Gambero Rosso valuta le migliori pizzerie in Italia
Gli elementi fondamentali? “Territorialità, stagionalità vera e sostenibilità soprattutto sociale”, risponde il direttore del Gambero Rosso, Lorenzo Ruggeri, e sottolinea l’importanza di valorizzare i giovani con una remunerazione dignitosa del loro lavoro e di renderli parte integrante del progetto. Non è però tutto così facile: Ruggeri parla infatti di un “clima avvelenato” tra i pizzaioli, “con fazioni, piccoli micropartiti più o meno in lotta”. “Tutto ciò – aggiunge – fa sorridere, soprattutto pensando a quello che hanno creato in questo tempo i pizzaioli in termini di qualità, di valore, di prodotto”. Il problema non è solo del ‘mondo pizza’, ma “si fa molta fatica a creare unità d’intenti, a lavorare all’unisono. È tempo di abbassare le asce e guardarsi meno in cagnesco. È successo anche qui negli anni scorsi”, sottolinea ancora il direttore del Gambero Rosso, “con alcuni che sono andati via perché alcuni punteggi non erano in linea con altri. Ben vengano le critiche. Ma sono un paradosso queste lotte veramente provinciali fra pizzaioli, rispetto a un mondo che è in fermento, va a mille, è sintonizzato su tutti i trend attuali, con la pizza che vuol dire autenticità, leggerezza, informalità, accessibilità, vetrina del territorio”. La pizza, chiosa Ruggeri, “è gioia, cultura, contatto umano, non un terreno di polemiche, ma una lingua universale che sa unire”. Lo sanno bene i napoletani, maestri indiscussi di quest’arte, anche se al primo posto c’è qualcun altro.