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Il valico di Rafah, situato tra la Striscia di Gaza e il Sinai egiziano, è rimasto inaccessibile per la seconda giornata consecutiva, contrariamente a quanto stabilito dall’accordo di cessate il fuoco in Medio Oriente. Le autorità israeliane hanno deciso di mantenerlo chiuso, sostenendo che Hamas non ha rispettato l’impegno di restituire i corpi di tutti gli ostaggi deceduti durante il conflitto.
Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato di considerare l’idea di permettere a Benjamin Netanyahu di riprendere le operazioni militari a Gaza nel caso in cui Hamas non dovesse adempiere ai suoi obblighi. In risposta, i miliziani di Hamas hanno comunicato: “Abbiamo restituito tutti i corpi che siamo riusciti a recuperare e stiamo facendo il massimo per riportare indietro gli altri”.
Interventi umanitari e piani di pace
Nel frattempo, l’Italia ha espresso la sua intenzione di allestire un ospedale da campo a Gaza e fornire abitazioni temporanee per le famiglie colpite dal conflitto. La missione Eubam, che supporta il piano di pace per Gaza, rimane in attesa di essere dispiegata, come affermato dal portavoce della Commissione europea per gli affari esteri, Anouar El Anouni. Questo intervento è previsto non appena le condizioni lo permetteranno.
Richieste dell’Unione Europea
Nel briefing con la stampa, El Anouni ha sottolineato l’importanza per tutte le parti coinvolte di attuare l’accordo in modo completo e tempestivo. Ha esortato il rilascio di tutti gli ostaggi e ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco duraturo, oltre a garantire un flusso continuo di aiuti umanitari a Gaza.
Problemi di identificazione e logistica
Una fonte della sicurezza israeliana ha confermato che il valico di Rafah non riaprirà oggi e non è chiaro quando ciò possa avvenire. Le difficoltà logistiche sono citate come motivo per cui non è possibile effettuare i controlli necessari per l’apertura del confine. Si prevede che il valico rimarrà chiuso anche nei prossimi giorni.
Altre notizie rivelano che, dopo le indagini condotte dall’Istituto nazionale di medicina legale, uno dei corpi restituiti da Hamas non corrisponde a nessuno degli ostaggi, ma risulta essere un palestinese ucciso durante il conflitto. Le Forze di sicurezza israeliane hanno ribadito che Hamas è obbligata a fare tutto il possibile per restituire i corpi degli ostaggi deceduti.
Prospettive future e aiuti militari
Il vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha affermato che è prematuro pensare a un aiuto militare per stabilizzare Gaza. Ha indicato che siamo ancora nelle fasi iniziali per trasformare il cessate il fuoco in una pace duratura e che eventuali richieste di presenza militare dovranno essere discusse in Parlamento.
Riconoscimento dello Stato di Palestina e unificazione
Riguardo al riconoscimento dello Stato di Palestina, Tajani ha sottolineato che i fatti stanno accelerando il processo, ma ha avvertito che la presenza di Hamas e la sua natura militare rendono difficile questo passaggio. È necessario lavorare per la riunificazione tra Cisgiordania e Gaza, e a tal proposito, Abu Mazen è atteso in visita ufficiale in Italia all’inizio di novembre.
Inoltre, una fonte di sicurezza ha confermato che uno dei corpi restituiti da Hamas non appartiene a un ostaggio israeliano, ma a un palestinese. Gli altri tre corpi sono stati identificati come appartenenti a Uriel Baruch, Tamir Nimrodi ed Eitan Levy, mentre un quarto rimane non identificato. La situazione attuale continua a essere complessa e fragile.
Scambi di corpi e identificazioni
Israele ha recentemente trasferito 45 corpi di palestinesi non identificati all’ospedale Nasser di Khan Younis. Le modalità di morte e la provenienza di questi corpi rimangono sconosciute. Gli operatori dell’ospedale hanno riferito che alcuni corpi presentano segni di ferite da arma da fuoco e che si stanno attivando per l’identificazione con l’aiuto delle famiglie dei dispersi. Anche la restituzione dei corpi degli ostaggi rimane un tema centrale e delicato nel contesto del conflitto attuale.