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Riduzione della pena per omicidio a Bari: la sentenza della Corte d'Appello

Immagine della Corte d'Appello di Bari durante una sentenza

La Corte d'Appello di Bari riduce la pena a 13 anni per Piero Canonico, accusato di omicidio.

Il caso di Piero Canonico

La recente sentenza della Corte d’Appello di Bari ha suscitato un acceso dibattito sull’adeguatezza delle pene per reati gravi. Piero Canonico, 28 anni, è stato condannato a 13 anni di reclusione per l’omicidio di Vito Caputo e per il tentato omicidio di Fabio Chiarelli. Questa decisione segna una significativa riduzione rispetto ai 18 anni inflitti in primo grado, sollevando interrogativi sulla giustizia e sulla protezione delle vittime.

La dinamica dell’omicidio

I fatti risalgono a un pomeriggio di violenza a Capurso, un comune in provincia di Bari. L’episodio è iniziato con un inseguimento tra due auto, culminato in una rissa violenta in un parcheggio. Durante il conflitto, Canonico ha colpito Caputo con 12 coltellate, uccidendolo, e ha ferito gravemente Chiarelli con nove colpi. La ricostruzione dei carabinieri ha evidenziato la brutalità dell’azione, ma la Corte ha deciso di ridurre la pena, lasciando perplessi molti.

Le reazioni alla sentenza

In aula, Canonico ha espresso il suo dispiacere per l’accaduto, chiedendo scusa ai familiari della vittima. Tuttavia, l’avvocato delle parti civili, Graziano Montanaro, ha sottolineato la difficoltà di accettare una pena così ridotta in un caso di omicidio così efferato. La compagna di Caputo, che ha perso il compagno e il padre della sua bambina, ha vissuto un trauma inaccettabile, aggravato dalla sensazione che la giustizia non abbia fatto il suo corso. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 60 giorni, ma già si preannunciano polemiche e discussioni sul tema della giustizia penale in Italia.