Una voce ferma, quella della ministra Eugenia Roccella, che da New York torna su un tema destinato a dividere. La maternità surrogata, al centro del dibattito politico e internazionale, entra ufficialmente anche nei lavori delle Nazioni Unite con il suo intervento all’ONU.
Roccella e la maternità surrogata: l’intervento all’Onu e la posizione italiana
A margine dei lavori delle Nazioni Unite, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha dichiarato che l’Italia si schiera in prima linea per chiedere il divieto della maternità surrogata a livello internazionale. Nel suo intervento all’ONU come riporta Agi spiega: “Questo è il primo passo per lanciare una campagna per vietare la maternità surrogata a livello internazionale”, ha spiegato la ministra da New York, in un passaggio che segna la linea politica del governo sul tema.
La ministra per le pari opportunità e per la famiglia Roccella ha ribadito che, secondo la posizione italiana, “non esiste una vera e propria surroga di tipo altruistico”. Tutte le forme di surrogazione, ha affermato, prevedono un contratto, e in quel contratto ci sono “penali e condizioni molto strette nei confronti delle donne, anche condizioni violente per la mamma gestazionale”.
Parole nette, scandite con tono deciso, pronunciate davanti ai rappresentanti internazionali riuniti alle Nazioni Unite.
L’obiettivo dichiarato è arrivare a un divieto universale della pratica. “Tutto questo – ha aggiunto la ministra – configura una forma di violenza che va riconosciuta a livello internazionale”. Un concetto, quello della violenza, che Roccella ha più volte ripetuto anche in altri contesti istituzionali. In questa occasione, il riferimento diretto è al dibattito ONU sul rispetto dei diritti delle donne coinvolte nella gestazione per altri.
Secondo quanto comunicato dal ministero, l’Italia “sostiene fortemente questa posizione” e intende “farsi parte attiva nella campagna internazionale contro la maternità surrogata”. Un impegno che, nelle intenzioni della ministra, andrà oltre il dibattito politico interno per approdare su un piano giuridico globale.
L’intervento all’Onu della ministra Roccella e il riferimento alla legge italiana
Domani, la ministra Roccella interverrà alla presentazione del rapporto della relatrice speciale Reem Alsalem contro la maternità surrogata, documento in cui l’Italia viene citata per la norma che ha esteso la punibilità del cosiddetto “reato di utero in affitto” anche ai cittadini italiani che lo commettono all’estero.
Un passaggio considerato da Roccella come “un segnale importante” dell’impegno italiano sul tema.
Il rapporto di Alsalem sarà presentato nel quadro delle discussioni ONU dedicate ai diritti umani e alle pratiche legate alla genitorialità. Un contesto formale, ma anche simbolico, che la ministra ha scelto per ribadire la linea del governo: vietare la surrogazione ovunque, senza eccezioni.
Non si tratta solo di un dibattito giuridico, ma di una posizione politica precisa che, secondo la ministra, mira a tutelare la dignità della donna.
Roccella, nei corridoi del palazzo di vetro di New York, ha parlato di “un passo necessario” e “di un tema di civiltà”. Nessuna apertura, nessuna ambiguità: la maternità surrogata, ha ripetuto, rappresenta una forma di violenza.
Il suo intervento all’ONU arriva in un momento in cui la questione divide governi e opinioni pubbliche. Ma per l’Italia – ha sottolineato la ministra – non ci sono zone grigie. La direzione è una sola: il divieto internazionale.
E così, nel cuore di New York, tra le delegazioni e le luci delle Nazioni Unite, la voce italiana si leva compatta. Per dire no, ancora una volta, alla maternità surrogata.