Roma, 14 nov. (Adnkronos Salute) – Costruire la sanità del futuro significa investire non solo in ricerca e tecnologie, ma anche nelle persone e nelle competenze che le rendano realmente efficaci. Da questa convinzione nasce ‘Officina delle competenze’, l’iniziativa di Johnson & Johnson, realizzata in collaborazione con Altems – Alta scuola di economia e management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che traduce l’innovazione sanitaria in nuove figure professionali e manageriali a supporto del Servizio sanitario nazionale.
Il progetto di ricerca applicata, presentato oggi a Roma alla presenza di rappresentanti istituzionali e del mondo sanitario – informa la farmaceutica in una nota – nasce in un momento di profonda trasformazione del Ssn con l’obiettivo di colmare l’attuale gap organizzativo e professionale che ancora limita la piena attuazione di importanti riforme. Riduzione delle liste di attesa, migliore integrazione tra ospedale e territorio, e accesso tempestivo alle terapie: sono queste le sfide su cui ‘Officina delle competenze’ intende incidere, rendendo l’innovazione davvero operativa e alla portata di tutti.
Molte strutture sanitarie oggi dispongono già di tecnologie avanzate, ma spesso mancano figure in grado di integrarle, gestirle e valutarne l’impatto reale. Il progetto si propone quindi come un laboratorio nazionale di progettazione e sperimentazione di nuovi profili manageriali capaci di connettere innovazione, dati e percorsi di cura, costruendo una sanità più efficiente, integrata e vicina ai bisogni dei pazienti.
“La sanità italiana sta attraversando una fase evolutiva in cui il vero elemento distintivo non sarà l’innovazione in sé, ma la capacità delle persone di accoglierla, integrarla e utilizzarla in modo consapevole – commenta Mariella Mainolfi, direttore generale, Direzione generale delle professioni sanitarie e delle politiche in favore del Ssn – ministero della Salute Le professioni sanitarie sono oggi al centro di un cambiamento epocale, che richiede nuovi ruoli, competenze digitali e una visione sempre più multidisciplinare. È indispensabile valorizzare il capitale umano del nostro Servizio Sanitario Nazionale, perché senza competenze adeguate anche le migliori innovazioni rischiano di non tradursi in valore reale per i cittadini”. Aggiunge Americo Cicchetti, commissario straordinario dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas): “La riforma avviata con il decreto ministeriale 77 è una delle colonne portanti su cui costruire una sanità moderna e sostenibile. Ma per farla funzionare serve una vera integrazione tra ospedale e territorio, tra governance clinica e organizzativa. È qui che progetti come Officina delle Competenze assumono un valore concreto, perché non si limitano a descrivere nuovi modelli, ma li sperimentano, formando figure capaci di rendere operativa l’integrazione tra i livelli di assistenza e di ottimizzare i percorsi di cura”.
Il progetto introduce 3 nuovi ruoli, definiti scientificamente da Altems, che saranno sperimentati e validati in 3 strutture pilota d’eccellenza a livello nazionale – Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs (Lazio), Asl4 Chiavarese (Liguria) e la Asl Salerno (Campania) – per costruire modelli replicabili su scala nazionale: Chief Innovation Officer, il Direttore sanitario 4.0 e il Patient Journey Manager. Nel dettaglio, i Chief Innovation Officer – riferisce la nota – è il regista che guida l’introduzione di tecnologie avanzate, l’integrazione dei sistemi informativi e la cultura dell’innovazione all’interno di ospedali e aziende sanitarie e coordina l’adozione di strumenti come AI, telemedicina e robotica, ne misura l’impatto clinico ed economico e garantisce la sostenibilità dei processi di trasformazione. Il Direttore sanitario 4.0 evoluzione della figura tradizionale, diventa un leader della trasformazione: coniuga la leadership clinica con la capacità di utilizzare i dati come leva decisionale, guidando team multidisciplinari nella transizione digitale e integrando AI e analisi predittiva nei processi assistenziali e promuove una sanità basata sul valore e garantisce la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle strutture, migliorando al contempo la qualità percepita dai pazienti. Infine, il Patient Journey Manager, la figura più innovativa e vicina al cittadino e al paziente, è un navigatore dei percorsi di cura, capace di connettere ospedale e territorio: coordina professionisti e servizi, riducendo tempi di attesa, duplicazioni e interruzioni, e opera sul territorio per garantire continuità assistenziale e presa in carico personalizzata dei pazienti fragili e cronici. È l’interprete di una sanità di prossimità, dove innovazione e organizzazione si traducono in percorsi di cura più rapidi, integrati ed efficienti.
“Officina delle competenze – sottolinea Federica Morandi, professore associato in Organizzazione aziendale Facoltà di Economia e direttrice dei programmi accademici e ricerca Altems, Università Cattolica del Sacro Cuore – nasce dall’esigenza di passare dalla teoria all’azione. Abbiamo progettato e validato tre ruoli che non sono esercizi accademici, ma risposte operative a problemi reali: percorsi frammentati, digitalizzazione disomogenea, carenza organizzativa e di governance dei dati. L’obiettivo del progetto è costruire modelli replicabili e misurabili, capaci di dimostrare che investire in competenze non è un costo, ma un moltiplicatore di efficienza e qualità per tutto il sistema. Questa iniziativa tiene insieme ricerca, policy e impatto reale sul campo”.
“Come Johnson & Johnson abbiamo l’obbligo e la responsabilità di essere un partner di sistema, non solo un’azienda che porta innovazione scientifica – afferma Giuseppe Pompilio Market Access Director di Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia – L’innovazione, da sola, non basta. Serve un sistema pronto ad accoglierla. Per questo investiamo anche nelle competenze dei professionisti, perché crediamo che solo chi è ben formato e consapevole possa agire il cambiamento”.
L’Officina delle competenze “nasce da questa visione – continua Pompilio – mettere in moto un ciclo positivo in cui ricerca e innovazione alimentano nuove competenze, e queste, a loro volta, permettono all’innovazione di tradursi in benefici concreti per il sistema. Secondo noi, solo collaborando con tutti gli attori del sistema e superando alcune barriere burocratiche e culturali attualmente presenti, possiamo costruire un Servizio Sanitario Nazionale più moderno, equo e sostenibile”. Del resto, “l’evoluzione del sistema sanitario passa dalla capacità di fare rete, di integrare le competenze e di valorizzare l’esperienza di ciascun attore, pubblico o privato – osserva Paolo Petralia, direttore generale Asl4 Chiavarese e Vicepresidente Nazionale Fiaso – Le nuove figure professionali di Officina delle Competenze rappresentano una risposta concreta a questa esigenza: professionisti che non lavorano in silos, ma costruiscono ponti tra reparti, territori e istituzioni. La collaborazione pubblico-privato diventa così non un’opzione, ma una necessità per trasformare l’innovazione in un bene comune, generando valore condiviso per il sistema e i cittadini”.
In un territorio “ampio e complesso come quello salernitano – evidenzia Gennaro Sosto, direttore generale Asl Salerno e vicepresidente nazionale Federsanità – la sfida non è solo innovare, ma garantire prossimità e continuità di cura anche dove la distanza geografica è un limite reale. Con Officina delle competenze avviamo un modello che unisce organizzazione e capitale umano, rendendo l’innovazione realmente funzionale ai bisogni locali. La figura del Chief Innovation Officer, ad esempio, sarà fondamentale per integrare strumenti avanzati – dall’intelligenza artificiale alla telemedicina – nei processi clinici e organizzativi, valutandone l’impatto e garantendone la sostenibilità. È un approccio replicabile che può diventare strutturale per l’intero Servizio Sanitario Nazionale, con benefici concreti”.
Conclude Daniele Piacentini, direttore generale Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs: “Il Policlinico Gemelli è da sempre un hub di innovazione e ricerca applicata, dove la tecnologia e la conoscenza si incontrano per migliorare la vita dei pazienti. Oggi il passo successivo è far sì che l’innovazione diventi parte integrante dei processi gestionali e clinici, grazie anche alla nascita di nuovi ruoli e l’evoluzione di quelli classici come il Direttore Sanitario. Questa figura dovrà rappresentare il punto di sintesi tra scienza dei dati, qualità clinica e visione strategica: è la chiave per una sanità capace di apprendere, adattarsi e crescere. Progetti come Officina delle Competenze ci aiutano a costruire questa visione, trasformando la complessità in valore”.