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Una crisi profonda nel convento di clausura
Il convento di clausura di San Giacomo di Veglia, situato a Vittorio Veneto, sta attraversando un periodo di crisi senza precedenti. Dopo l’allontanamento della precedente badessa, madre Aline, un gruppo di cinque monache ha deciso di lasciare il monastero, citando “pressioni insopportabili” come motivazione principale.
Questo primo abbandono ha innescato una reazione a catena, portando altre sei monache a seguire il loro esempio. La situazione si fa sempre più complessa, con il numero totale di monache che hanno lasciato il convento salito a undici.
Le ragioni dietro la scissione
Le motivazioni di questa scissione non sono solo personali, ma riflettono tensioni più ampie all’interno della comunità religiosa. La nuova madre abbadessa, Martha Driscoll, 81 anni, ha dichiarato che le monache fuoriuscite sarebbero “pronte a fare causa”. Questo annuncio ha sollevato interrogativi sulla gestione del convento e sulla direzione spirituale che si intende seguire. Le monache che hanno abbandonato il monastero sostengono di aver vissuto un clima di crescente disagio e di non sentirsi più a loro agio all’interno della comunità.
Le implicazioni per la comunità religiosa
Questa crisi non è solo un problema interno al convento, ma ha anche ripercussioni più ampie sulla comunità religiosa locale e sulla percezione pubblica della vita monastica. La scissione ha attirato l’attenzione dei media e ha sollevato interrogativi sulla salute e il benessere delle comunità religiose in Italia. La gestione del convento da parte del Vaticano, che ha recentemente commissariato la struttura, è ora sotto scrutinio. Gli esperti di vita religiosa avvertono che tali situazioni possono minare la fiducia nelle istituzioni religiose e portare a una diminuzione del numero di vocazioni.