Un nuovo accordo tra Thailandia e Cambogia sembrava segnare un passo importante verso la stabilizzazione dei rapporti bilaterali tra i due Paesi, storicamente segnati da tensioni e controversie territoriali. Tuttavia, a pochi giorni dalla firma, emergono già le prime accuse di violazioni, che mettono a rischio la fragile intesa raggiunta.
Thailandia-Cambogia, la tregua sotto la pressione internazionale e le reazioni locali
di cessate il fuoco, firmato in Malesia sotto la mediazione del premier malese Anwar Ibrahim e la pressione diplomatica degli Stati Uniti, mira a porre fine a una serie di scontri che hanno provocato decine di morti e lo sfollamento di oltre 260.000 persone. Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha sottolineato il sostegno di Washington per la pace, mentre il premier thailandese ad interim e il leader cambogiano hanno ricevuto telefonate di congratulazioni dal presidente Trump.
La tempistica appare strategica: a partire da venerdì entrerà in vigore una tariffa del 36% imposta da Washington sulle esportazioni di Cambogia e Thailandia, nell’ambito della guerra commerciale lanciata dall’amministrazione Trump. Entrambi i Paesi figurano tra i principali destinatari di queste misure restrittive. Fonti diplomatiche riferiscono che Trump avrebbe avvertito che il mancato rispetto del cessate il fuoco avrebbe potuto compromettere definitivamente i negoziati commerciali in corso. Questa minaccia di esclusione dagli accordi ha rappresentato per Bangkok e Phnom Penh un incentivo concreto a porre fine alle ostilità.
Scontri armati Thailandia-Cambogia: accordo a rischio per accuse di violazione
La Thailandia ha ufficialmente accusato la Cambogia di aver violato deliberatamente il cessate il fuoco concordato lunedì, a seguito di un’escalation di violenze al confine che ha causato almeno 33 vittime e costretto migliaia di persone a lasciare le proprie abitazioni.
Secondo le autorità militari thailandesi, come riportato dalla BBC, le forze cambogiane avrebbero sparato in più punti lungo la linea di confine fino alla mattina successiva all’accordo. Al contrario, il ministero della Difesa cambogiano, citato dall’agenzia AFP, ha negato qualsiasi scontro armato dopo l’entrata in vigore della tregua a mezzanotte, affermando che le forze di Phnom Penh stanno rispettando pienamente l’accordo.
Nonostante il clima di sospetto, i comandanti militari di entrambi i Paesi si sono incontrati per discutere la situazione, concordando di sospendere i movimenti delle truppe per evitare ulteriori escalation.