Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di mettere sul piatto investimenti significativi per far tornare l’energia nucleare in Italia. Recentemente, durante una Conferenza unificata tra governo, regioni ed enti locali, è stata approvata una legge delega sul «nuovo nucleare sostenibile». Ma cosa significa veramente questo per noi cittadini? La legge prevede un finanziamento di 7,5 milioni di euro per il periodo 2025-2026, dedicati a campagne informative e iniziative nei territori interessati.
Eppure, sorprendentemente, non sono stati stanziati fondi simili per le energie rinnovabili o per migliorare l’efficienza energetica, nonostante il fatto che ben il 93% degli italiani richieda un maggiore impegno in questo settore. Come mai questa disparità?<\/p>
Obiettivi nucleari e investimenti<\/h2>
Il piano nucleare del governo italiano prevede l’installazione di 0,4 gigawatt (GW) di piccoli reattori modulari entro il 2035 e un totale di 7,6 GW di energia da fissione entro il 2050. Ma c’è un problema: queste tecnologie sono ancora lontane dall’essere pronte. Il Coordinamento FREE, una rete italiana di associazioni per le rinnovabili e l’efficienza energetica, ha sollevato preoccupazioni importanti riguardo a questo squilibrio di investimenti. Attilio Piattelli, presidente di FREE, ha definito questo intervento «senza precedenti», sottolineando la differenza abissale rispetto agli investimenti per l’efficienza energetica, che nel Decreto Legislativo 102/2014 avevano ricevuto solo 3 milioni di euro in un decennio. È giusto ignorare l’efficienza energetica a favore del nucleare?<\/p>
Ma le preoccupazioni non si fermano qui. FREE ha evidenziato anche la mancanza di chiarezza sulla roadmap nucleare italiana, poiché i piccoli reattori modulari non saranno operativi prima del 2035. Questo obiettivo di 7,6 GW al 2050 appare misero se confrontato con i risultati delle rinnovabili, che nel solo 2024 hanno già visto l’installazione di 7,48 GW di nuovi impianti puliti in Italia. Non è il momento di riconsiderare le nostre scelte energetiche?
Incertezze tecnologiche e politiche<\/h2>
Gli SMR (Small Modular Reactor) sono ancora una tecnologia in fase di sperimentazione, con costi e tempi di costruzione incerti. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), nel 2050 il nucleare rappresenterà solo il 10% della produzione elettrica globale. Inoltre, l’Italia deve ancora affrontare il problema dello smaltimento delle scorie radioattive ereditate dalle centrali del passato. Le proposte per il deposito nazionale unico hanno sempre incontrato forti opposizioni locali, anche da parte di politici che ora sostengono il ritorno all’atomo. Come possiamo garantire la sicurezza dei cittadini in questo contesto?<\/p>
La legge delega sul «nuovo nucleare sostenibile», approvata il 28 febbraio, assegna al governo il compito di adottare decreti legislativi entro dodici mesi per disciplinare l’intero ciclo di vita della produzione nucleare. Questo include la sperimentazione, la costruzione e la gestione dei nuovi reattori, oltre alla gestione dei rifiuti e allo smantellamento delle vecchie centrali. E non dimentichiamoci della creazione di un’Autorità indipendente per la sicurezza. Sarà sufficiente per rassicurare i cittadini?<\/p>
Dubbi sugli SMR e reazioni popolari<\/h2>
Un rapporto dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) ha rivelato che gli SMR, inizialmente visti come una soluzione economica, hanno subito un aumento dei costi e dei tempi di costruzione più lunghi del previsto. E non va dimenticato il contesto politico: l’Italia ha un passato di referendum contro il nucleare nel 1987 e nel 2009. Tuttavia, l’attuale governo afferma che il nucleare «sostenibile» rappresenti una fonte sicura e pulita, diversa da quelle del passato. Ma gli italiani si sentono veramente rassicurati da questa affermazione?<\/p>
Il dibattito è acceso e molti cittadini si chiedono se le scelte politiche del governo siano realmente in linea con le loro aspettative ambientali. La questione del nucleare in Italia è complessa e controversa, e ci sono significativi interrogativi su come si procederà in futuro. È davvero il momento di tornare al nucleare, o dovremmo concentrarci maggiormente sulle energie rinnovabili?<\/p>