Milano, 6 mag. (Adnkronos) – Perizia sugli scritti dattilografici, come il volantino di rivendicazione del duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci uccisi il 18 marzo 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo a Milano, ma anche l'audizione di testimoni già sentiti nelle inchieste che da quasi 50 anni stanno cercando di fare verità su quanto accaduto quella sera in via Mancinelli.
E' una riapertura che si basa su "atti documentali" e si muove sempre negli ambienti della destra eversiva quella decisa dal giudice per le indagini preliminari di Milano Maria Idria Gurgo di Castelmenardo che ha accolto la richiesta della Procura di Milano.
E' sulle carte e le testimonianze, più che sulla possibilità che l'arma utilizzata per uccidere i sue giovani sia ricollegabile ad altri delitti negli anni del terrorismo, che l'indagine dei pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti si muove per fare luce sui tre ignoti che aprirono il fuoco su Iannucci e Tinelli, uccidendo Iaio e lasciando Fausto gravemente ferito sul selciato prima della morte accertata in ospedale. A uno degli attentatori, nella fuga in moto, cadde un'arma poi recuperata dalla polizia: inizialmente si pensò a un revolver (non si trovarono bossoli sulla scena) poi l'arma del delitto fu identificata in una Beretta calibro 7,65.
Il giorno dopo i funerali di Fausto e Iaio fu trovata in una cabina telefonica di via Leone IV a Roma, in zona Prati, un volantino dell'autodefinito Esercito nazionale rivoluzionario – Brigata combattente 'Franco Anselmi' che rivendicava l'omicidio dei due giovani milanesi.