Roma, 14 mar. (Labitalia) – “Secondo i nostri dati nel nostro paese ci sono circa 15 milioni di unità abitative che potrebbero essere soggette ad interventi di efficientamento energetico, fermo restando che ci sono delle priorità, a partire dagli edifici cosiddetti energivori. In Italia le prime misure per l’efficientamento energetico risalgono alla fine degli anni ’70, dunque tutto quello che è stato costruito in precedenza necessita di forti interventi. Si tratta di un intervento colossale, non solo economico: serve soprattutto un cambio di mentalità". Così Remo Vaudano, vice presidente vicario Cni, Consiglio nazionale ingegneri, commenta con Adnkronos/Labitalia la direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia (Epbd).
“In ogni caso – spiega – bisognerà partire dai dati che non sono ancora completi. Per fare un esempio, le certificazioni energetiche vengono prodotte prevalentemente in caso di compravendita o locazione degli immobili. Di conseguenza le nostre valutazioni si basano su una documentazione assai limitata. Si possono fare solo stime”.
“La direttiva europea sulle case green – osserva – non può essere concretizzata pensando che i costi possano essere completamente a carico dello Stato, né completamente a carico delle famiglie. E’ necessario individuare delle soluzioni ibride, come possono esse i mutui agevolati green che consentirebbero alle famiglie di restituire i prestiti attraverso i risparmi generati dal miglioramento energetico dei propri immobili. Insomma, bisogna studiare meccanismi economici efficaci. Inoltre, è necessario ricordare di affrontare, parallelamente, anche il tema della vulnerabilità sismica. Nel senso che i lavori per l’efficientamento energetico devono necessariamente tenere conto della vulnerabilità sismica dell’edificio, pena il rischio di creare ulteriori potenziali danni. Insomma, la direttiva europea va declinata sulla base della specificità del nostro Paese”.