Milano, 3 giu. (askanews) – È stato il romanzo che ha dato la fama a Philip Roth ma, in un certo senso, anche quello che lo ha perseguitato per tutta la vita, quasi stringendolo in una gabbia. Oggi, 56 anni dopo la prima edizione e sette dopo la morte di Roth, “Portnoy’s Complaint” torna con una nuova traduzione italiana che cancella il “Lamento” e lascia soltanto “Portnoy”.
Abbiamo incontrato Matteo Codignola che per Adelphi ha curato la nuova versione.
“L’illusione di avere un occhio vergine su queste cose è ridicola – ha detto lo scrittore ad askanews – però il libro aveva bisogno di essere un po’ guardato come se non fosse successo niente, di essere un po’ scrostato da tutto quello che inevitabilmente gli si era depositato sopra in 60 anni di vita, una vita molto intensa poi. Quindi l’unico modo secondo me era a tentare di far finta di non conoscerlo, di dargli una veste, una forma, che parlasse oggi al lettore di oggi, non molto più di questo”.
Codignola è un intellettuale brillante e gioca un po’ a nascondersi, ma il suo lavoro, oltre che per rinfrescare la lingua di Roth, è stato focalizzato anche sul restituire al romanzo la sua dimensione più profonda, quella legata al comico letterario. “Soprattutto in Italia – ha aggiunto il traduttore – c’è una specie di diffidenza atavica nei confronti del comico, gli italiani hanno uno strano rapporto con quello che fa ridere, che fa ridere volontariamente, perché poi c’è un comico volontario che è tutto un altro. Quindi ho cercato di tirare un po’ fuori quello che il libro ha, non me lo sono inventato io”.
Ovviamente in molti ci siamo chiesti perché rinunciare a quel “Lamento” nel titolo, che per il lettore italiano è parte essenziale della stessa esperienza del romanzo. “Roth aveva un rapporto complicato in questo libro, non amichevole diciamo – ha concluso Matteo Codignola -. Diceva che c’era qualcosa che lo irritava nel titolo italiano, perché si era tradotto con lamento il termine complaint, che in inglese denota sia qualcosa di giudiziario, sia qualcosa di psichiatrico, sia qualcosa di legato alla lirica del Seicento per un amore perduto, non corrisposto e così via. E poi il termine ha anche un significato come in italiano, ma è accessorio. E allora forse lasciare solo il nome mi è sembrato una scelta sensata”.
Così come sensato è continuare a leggere Roth, per la sua forza drammatica, per la sua lucidità, per la consapevolezza del futile e la profondità shakeasperiana del suo cuore di scrittore. Per tutte le sue contraddizioni, le stesse che rendono indimenticabile un personaggio come Alexander Portnoy. (Leonardo Merlini)