La vicenda che coinvolge Unicredit e Bpm continua a tenere alta l’attenzione, soprattutto sul fronte dei rapporti tra l’Italia e l’Unione Europea. Bruxelles ha inviato una lettera formale all’Italia, segnalando la necessità di chiarimenti e approfondimenti sulle procedure legate all’operazione.
Salvini critica la lettera arrivata all’Italia dall’Ue
Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha espresso la sua opinione riguardo ai dubbi sollevati dalla Commissione europea sul golden power relativo all’operazione su Banco Bpm.
Secondo Salvini, l’Unione Europea dovrebbe concentrarsi su temi di maggiore rilievo, come le relazioni con gli Stati Uniti, anziché “rompere le scatole” al governo italiano su questioni quali balneari, spiagge, motorini, auto elettriche e banche.
Ha inoltre sottolineato che il dossier è affidato al ministro Giorgetti, che ha finora gestito la situazione in modo impeccabile, evidenziando come il sistema bancario e creditizio rappresenti un asset strategico per il Paese. Per questo motivo, ha ribadito che l’Italia può e deve legiferare secondo le proprie valutazioni senza interferenze da Bruxelles.
“In merito alla lettera della Commissione Ue sull’applicazione dei poteri speciali all’offerta di UniCredit per Banco Bpm, il Governo italiano con spirito collaborativo e costruttivo risponderà ai chiarimenti richiesti così come già fatto in sede giurisdizionale dinanzi al TAR nei termini e con motivazioni ritenute già legittime dai giudici amministrativi”, è stato sottolineato in una nota di Palazzo Chigi.
Unicredit-Bpm, arriva la lettera Ue all’Italia: violate le regole
La Commissione Europea ha trasmesso all’Italia una lettera nella quale viene espresso un parere preliminare riguardo al decreto emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 18 aprile 2025.
In tale documento, si segnala che le obbligazioni imposte all’entità risultante dalla fusione, derivanti dall’acquisizione di Banco Bpm, potrebbero configurare una violazione dell’articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni, nonché di altre disposizioni del diritto comunitario. Il regolamento sulle concentrazioni prevede che, in particolari circostanze, gli Stati membri possano esercitare il potere di imporre specifiche condizioni, ad esempio qualora lo Stato abbia un interesse legittimo o qualora una fusione comporti un potenziale rischio per la sicurezza pubblica.
“Ora secondo la nostra valutazione preliminare, abbiamo dubbi che questo decreto soddisfi effettivamente le condizioni stabilite nell’articolo 21 del regolamento”, ha dichiarato il portavoce della Commissione Europea Thomas Regnier nell’incontro stampa.