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Vares e il ricordo della guerra in Bosnia Erzegovina

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Siamo nel Cantone di Zenica-Doboj, in un piccolo comune della Federazione di Bosnia Erzegovina chiamato Vareš. Il paese del quale parliamo era un tempo uno dei più conosciuti della zona grazie alla florida attività che vi si svolgeva. Vareš infatti era uno dei siti più importanti per l'estraz...

Siamo nel Cantone di Zenica-Doboj, in un piccolo comune della Federazione di Bosnia Erzegovina chiamato Vareš.
Il paese del quale parliamo era un tempo uno dei più conosciuti della zona grazie alla florida attività che vi si svolgeva. Vareš infatti era uno dei siti più importanti per l’estrazione e la produzione del ferro sin dal medioevo. Anche nel periodo di dominazione Austro Ungarica, durante le due guerre mondiali e la guerra in Bosnia, il paesino era in piena attività. La guerra rese la vita a Vareš quasi impossibile. Era proprio in questo paesino infatti che si erano rifugiati musulmani, croati e serbi vittime della pulizia etnica del 1992. Per circa un anno queste tre popolazioni riuscirono a convivere in un precario stato di equilibrio, quando infine la situazione collassò e Vareš passò nelle mani dei Serbi. I croati poterono ritornare a Vareš solo dopo il 1995 e dopo che l’Accordo di Dayton mise fine alla guerra in Bosnia Erzegovina.

La vita a Vareš però non fu più la stessa. Molti giacimenti di ferro si erano esauriti a causa dell’estrazione massiva realizzata durante gli anni della guerra. Molta parte della città è stata abbandonata – anche a causa della pulizia etnica attuata negli anni di milosevic – e il paesaggio è stato completamente trasformato. Basta pensare che in una delle miniere abbandonate si è formato un lago che ha coperto quanto rimaneva dell’antica gloria di Vareš.
Solo una piccola parte di Vareš è oggi abitata e a vivervi sono attualmente un misto di popolazioni diversi: croati, serbi, bosniaci, jugoslavi e una piccola minoranza mista. L’identità di Vareš si è completamente disintegrata. Abbandono è il termine comune a molta parte di Vareš, nonostante custodisca la memoria e i ricordi di molte epoche, a partire dall’epoca ottomana.