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L'industria musicale in ginocchio, serve il sostegno del Governo

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Milano, 11 giu. (askanews) - L'emergenza Covid ha messo in ginocchio l'industria musicale italiana, il blocco delle attività ha prodotto in poche settimane effetti catastrofici anche sul mondo del lavoro, come racconta Sergio Cerruti presidente di Afi, l'Associazione Fonografici Italiani. "Il num...

Milano, 11 giu. (askanews) – L’emergenza Covid ha messo in ginocchio l’industria musicale italiana, il blocco delle attività ha prodotto in poche settimane effetti catastrofici anche sul mondo del lavoro, come racconta Sergio Cerruti presidente di Afi, l’Associazione Fonografici Italiani. “Il numero più impressionante ad oggi 270-300 milioni di euro di perdita di quella che noi chiamiamo ripartizione primaria, quella diciamo di cui si occupa la Siae. Quindi il settore live è completamente fermo, sono fermi i grossi gruppi come i piccoli promoter, chiaro che queste aziende soffrono molto di più”.

Questa situazione di emergenza ha soprattutto messo a nudo problemi strutturali del settore. “La situazione è molto peggio di quello che sembra, ma nonostante questo sono positivo perché credo che questa situazione al suo interno nasconda delle grandi possibilità, ma per questo è necessario soffermarci su alcune criticità del mondo della musica che da anni viaggia con una zavorra di difficoltà, che si sono manifestate in maniera eclatante.”

Il comparto musicale ha subito un completo arresto dovuto non solamente allo stop imposto a manifestazioni e concerti live ma anche alla sospensione di tutti i processi produttivi legati alla musica. Ecco un esempio.

“Un giovane dice esco con un disco nuovo, ho un problema di valore della mia trasmissione sulle radio perchè è diminuita la raccolta pubblicitaria e il valore dell’airplay diminuisce, non posso fare promozione e attività di concerti live, quindi non esco. Di conseguenza il sistema sta collassando, si ferma in attesa di un 2021 dove forse troveremo una soluzione soprattutto politica”.

Per questo gli operatori del settore chiedono al governo e alle istituzioni europee una riforma radicale che preveda anche aiuti per superare la fase di crisi.

“Recepire immediatamente le proposte fatte dalla filiera al governo, su cui siamo tutti uniti: immediato recepimento del copyright, tax credit, conferma delle tariffe di copia privata, sarebbe già mettere un sigillo al mondo della musica, parlo dei discografici, degli editori e degli autori. Sarebbe un segno ma soprattutto non voglio pensare che dobbiamo ancora discutere se mettere la parola fonografici al decreto per il rilancio, il governo deve rappresentare tutti, spero che questa sia una svista e che questa cosa venga risolta”.

Anche le vendite di prodotto fisico (CD e vinili) sono crollate di oltre il 70% tra marzo e aprile e anche il digitale non è in grado di compensare il declino generale. Ad oggi, la ripartenza sta avvenendo a macchia di leopardo con la totale mancanza di sostegni o incentivi all’industria discografica, uno dei pilastri della cultura italiana, troppo spesso sottovalutato e dimenticato. “Secondo me questa è diventata una economia di velocità e noi per uscire dalla crisi dobbiamo essere veloci, oltre che efficienti dobbiamo essere anche veloci”.

Anche per questo l’Afi chiede politiche per una progressiva sburocratizzazione e semplificazione delle attività legate all’industria musicale.