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"Non odiare" di Mauro Mancini con Gassmann esce il 10 settembre

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Roma, 7 ago. (askanews) - Uscirà al cinema dal 10 settembre "Non odiare", debutto nel lungometraggio di Mauro Mancini, (prodotto da Mario Mazzarotto), unico film italiano in Concorso (domenica 6 settembre) alla 35esima edizione della Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma e para...

Roma, 7 ago. (askanews) – Uscirà al cinema dal 10 settembre “Non odiare”, debutto nel lungometraggio di Mauro Mancini, (prodotto da Mario Mazzarotto), unico film italiano in Concorso (domenica 6 settembre) alla 35esima edizione della Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell ambito della 77esima Mostra Internazionale d Arte Cinematografica di Venezia.

La storia è ambientata in una città del Nord-Est, un non-luogo mitteleuropeo, contaminato e innervato da tante etnie, pulsioni, sedimentazioni e dalle profonde radici ebraiche. Qui vive Simone Segre (Alessandro Gassmann), affermato chirurgo di origine ebraica: una vita tranquilla, un appartamento elegante e nessun legame con il passato. Un giorno si trova a soccorrere un uomo vittima di un pirata della strada, ma quando scopre sul suo petto un tatuaggio nazista, lo abbandona al suo destino. Preso dai sensi di colpa, rintraccia la famiglia dell’uomo: Marica (Sara Serraiocco), la figlia maggiore; Marcello (Luka Zunic), adolescente contagiato dal seme dell odio razziale; il “piccolo” Paolo (Lorenzo Buonora). Verrà la notte in cui Marica busserà alla porta di Simone, presentandogli inconsapevolmente il conto da pagare

“Né buoni né cattivi, ma semplicemente esseri umani”: così immagina i personaggi il regista Mauro Mancini. In definitiva, “personaggi ordinari alle prese con situazioni straordinarie”.

“‘Non odiare’ racconta quello che siamo sotto la pelle. La pelle bianca, ariana , che vorrebbero avere Marcello e i suoi amici neonazisti e quella bianca, non ariana , di Simone – ha detto il regista – la pelle tatuata del padre di Marcello e quella marchiata del padre di Simone. La pelle scura dei migranti pestati a sangue nei bangla-tour e quella diafana, limpida di Marica. La pelle scura, spaccata dal sole che picchia sui barconi delle traversate. Quella sporca dei “disperati” ai semafori. La pelle delle nostre città. E il pretesto per riconoscere l’altro come diverso. È il pretesto per odiare l’altro come diverso. Non odiare è la nostra pelle”.

“Abbiamo preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto a Paderborn, in Germania. Un medico ebreo si rifiutò di operare un paziente a causa del vistoso tatuaggio nazista che aveva sulla spalla. Il medico, dopo essersi fatto sostituire da un collega, ha dichiarato: non posso conciliare l intervento chirurgico con la mia coscienza . La stessa coscienza che abbiamo immaginato impedisca al nostro protagonista di soccorrere lo sconosciuto dell incidente”.

Il film, le cui riprese sono state effettuate a Trieste, è una coproduzione tra Italia e Polonia.