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'Ndrangheta, confiscati a imprenditore beni per oltre 20 milioni

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Reggio Calabria, 19 gen. (askanews) - La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha confiscato beni aziendali e personali per un valore di oltre 20 milioni di euro all'imprenditore Girolamo Giovinazzo detto Jimmy, 48enne di Cittanova ...

Reggio Calabria, 19 gen. (askanews) – La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha confiscato beni aziendali e personali per un valore di oltre 20 milioni di euro all’imprenditore Girolamo Giovinazzo detto Jimmy, 48enne di Cittanova (Rc), ritenuto contiguo alla cosca della ‘Ndrangheta Raso-Gullace-Albanese di Cittanova, a cui risulta legato anche da vincoli di parentela, avendo sposato una nipote del defunto capo cosca Girolamo Raso.

Giovinazzo e la moglie con altri 40 sodali, nel 2016 era stato colpito da un provvedimento restrittivo perché coinvolto nell’operazione “Alchemia” contro presunti affiliati alle cosche “Raso-Gullace-Albanese” di Cittanova (RC) e “Parrello-Gagliostro” di Palmi (RC), per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni e reati contro la Pubblica Amministrazione.

Le indagini avevano evidenziato l’interesse delle consorterie in diversi settori commerciali e proprio Giovinazzo era indiziato di ricoprire il ruolo di “portavoce” e uomo di fiducia del boss Girolamo Raso, con il compito di mantenere i rapporti con i sodali (tra cui Carmelo Gullace, posto in posizione apicale), con esponenti di cosche contigue e, contemporaneamente, con il mondo politico ed imprenditoriale, nonché con funzionari pubblici per agevolare l’ottenimento di commesse di lavori o appalti, contributi comunitari e altro.

Più volte in passato inoltre era stato oggetto di vicende penali per emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di scritture contabili, falso, truffa aggravata, bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere.

Per questo già ad aprile 2018 la DIA aveva sottoposto a sequestro beni aziendali e personali nella disponibilità dell’imprenditore.