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È morto Giovanni Cucchi, il padre di Ilaria e Stefano: aveva 77 anni

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È morto Giovanni Cucchi, padre di Stefano e Ilaria: una vita tra la ricerca della verità e la lotta contro la malattia.

È morto Giovanni Cucchi, padre di Stefano e Ilaria, all’età di 77 anni. A dare l’annuncio è stato l’avvocato Fabio Anselmo, che ha ricordato il ruolo centrale di Giovanni nella battaglia per la verità sulla morte del figlio. Nonostante le accuse e le polemiche degli anni passati, Giovanni ha sempre sostenuto i figli, diventando con la sua voce un testimone fondamentale della storia di Stefano.

Addio a Giovanni Cucchi, il padre di Ilaria e Stefano: morto a 77 anni

Si è spento Giovanni Cucchi, padre di Stefano e Ilaria, all’età di 77 anni. L’uomo era malato da tempo, colpito dalla demenza frontotemporale. La notizia è stata diffusa dall’avvocato Fabio Anselmo, compagno di Ilaria Cucchi, attraverso un post sui social, nel quale ha ricordato l’impegno e l’amore di Giovanni verso la sua famiglia.

Solo pochi giorni fa, Ilaria aveva pubblicato un lungo post dedicato al padre, ricordando il legame profondo e la lunga lotta contro la malattia.

 

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La lettera di Stefano e la forza di Giovanni: il padre che ha dato voce al figlio

Anselmo ha sottolineato come molti, per anni, avessero diffuso accuse ingiuste, sostenendo che Giovanni non si interessasse del figlio Stefano e lo avesse abbandonato. Queste calunnie, ha spiegato, sono servite a giustificare l’ingiustificabile e a infangare una famiglia già profondamente segnata dal dolore.

L’avvocato ha ricordato come la cosiddetta “verità costruita a tavolino” fosse crollata davanti a un’aula di tribunale quando Giovanni lesse la lettera che Stefano gli aveva scritto due anni prima di morire, il 26 agosto 2006. Il giovane scriveva da un treno per Tarquinia, dove stava andando a festeggiare il compleanno del padre, esprimendo l’affetto e la riconciliazione raggiunti dopo anni di incomprensioni. Giovanni, pur tremando e con la voce spezzata durante la lettura davanti alla Corte, riuscì a trasmettere la forza e la dignità della sua famiglia.

Anselmo ha sottolineato come quelle parole abbiano messo fine alle menzogne e ai depistaggi, ricordando che la lettera rappresentava la voce di un figlio che amava suo padre. Di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci”.

Grazie a Giovanni, ha concluso l’avvocato, Stefano ha potuto trovare una voce anche dopo la morte, confermando il legame indissolubile tra padre e figlio.