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Un dato inquietante emerge dal Rapporto 2025 sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ISTAT: l’analfabetismo funzionale continua a rappresentare una seria sfida per l’Italia. Nonostante i progressi nel settore educativo e tecnologico, circa un italiano su tre manifesta difficoltà significative nella lettura, scrittura e nel calcolo. Questi risultati, frutto del programma PIAAC dell’OCSE, pongono il Paese tra gli ultimi posti nelle classifiche internazionali, con disparità evidenti tra le diverse regioni.
Il quadro attuale: dati e analisi
Il PIAAC, che valuta le competenze cognitive degli adulti tra i 16 e i 65 anni, ha messo in luce che i punteggi medi italiani nelle aree di literacy, numeracy e problem solving in contesti digitali sono ben al di sotto della media OCSE. In particolare, il 35% della popolazione presenta bassi livelli di competenza alfabetica, mentre oltre il 36% mostra insufficienza nella competenza numerica. Ma come si spiega questo divario? Non è solo il riflesso di carenze nei percorsi formativi, ma evidenzia un ritardo nell’adattamento a un’economia sempre più basata sulla conoscenza. La literacy, in particolare, è un ambito critico, con punteggi medi che rivelano una carenza generalizzata, e in alcune aree del Sud si registra addirittura un decremento.
Un confronto con il primo ciclo di rilevazione PIAAC del 2012 rivela una stabilità preoccupante delle competenze: le medie sono rimaste pressoché inalterate. Mentre il Nord-ovest mostra segni di miglioramento, il Mezzogiorno continua a soffrire di un grave ritardo, creando una frattura geografica che rispecchia divari socioeconomici più ampi. Ti sei chiesto come queste differenze possano influenzare il futuro dei nostri giovani?
Le cause dell’analfabetismo funzionale
Le cause dell’analfabetismo funzionale in Italia sono molteplici e complesse. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento dei flussi migratori, con un numero significativo di adulti poco scolarizzati, giocano un ruolo importante. Tuttavia, anche al di là di questi fattori demografici, il sistema educativo italiano mostra difficoltà nel colmare il gap culturale e nel promuovere un apprendimento continuo. Le disparità territoriali rappresentano un ulteriore elemento critico: mentre le regioni del Nord-ovest evidenziano miglioramenti, il Sud continua a lottare contro un ritardo formativo che ha ripercussioni dirette su economia e coesione sociale.
Nonostante l’importanza crescente della competenza digitale, il Paese sembra incapace di sfruttare appieno il potenziale umano. Questa situazione ha conseguenze dirette nel mercato del lavoro, dove chi possiede competenze basse risulta meno competitivo e incontra maggiori difficoltà nel trovare occupazioni stabili e ben retribuite. Qual è il risultato? Una perdita di produttività e di capacità di innovazione, che influisce negativamente sulla vita democratica e sulla capacità dei cittadini di prendere decisioni informate.
Implicazioni per il futuro
Il Rapporto ISTAT mette in evidenza come il persistente analfabetismo funzionale costituisca un ostacolo significativo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’Agenda 2030, in particolare il Goal 4 dedicato all’istruzione di qualità. Le carenze nelle competenze degli adulti non solo limitano l’accesso a opportunità lavorative, ma compromettono anche la capacità della società di affrontare le sfide moderne. È cruciale che il sistema educativo si impegni a colmare queste lacune e a garantire un’istruzione di qualità per tutti, affinché ogni cittadino possa partecipare attivamente alla vita economica e sociale del Paese. Come possiamo, noi come società, lavorare insieme per superare queste sfide?