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Aumento della violenza israeliana e arresti in Cisgiordania

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Le recenti incursioni israeliane hanno portato a un aumento della violenza nella Cisgiordania occupata.

Negli ultimi giorni, la situazione nel nord della Cisgiordania è diventata sempre più tesa a causa di un incremento delle operazioni militari israeliane. In particolare, la città di Qalqilya ha subito raid all’alba, seguiti da operazioni di ricerca in vari quartieri. Questo contesto di crescente violenza è il risultato di una strategia militare israeliana mirata a mantenere il controllo sull’area.

Incursioni e arresti a Qalqilya

Giovedì mattina, le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’entrata est di Qalqilya, stabilendo un cordonamento molto stretto attorno a alcune aree, tra cui Kafr Saba. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa palestinese Wafa, le operazioni hanno comportato il raid in diverse abitazioni, inclusi gli immobili di famiglie di palestinesi già detenuti o uccisi in precedenti scontri con l’esercito israeliano. Tra le case perquisite vi è quella di Muhammad Barahmeh, un palestinese ucciso dalle forze israeliane lo scorso anno.

Dettagli delle operazioni

Le forze militari hanno anche allestito un centro di interrogatorio temporaneo in una delle abitazioni, trattenendo alcuni giovani per essere interrogati. Dalla città di Qalqilya sono stati arrestati almeno due palestinesi, mentre nella giornata di giovedì sono stati effettuati arresti anche in altre città come Ramallah, Hebron, Jenin e Nablus, portando il totale a undici nuovi arresti.

Aumento della violenza nel contesto della guerra a Gaza

La violenza nella Cisgiordania settentrionale ha subito un’impennata dopo l’inizio di una nuova operazione militare israeliana, avviata a novembre e che ha interessato inizialmente Tubas e Tammun. Questa offensiva ha portato a coprifuochi, raid notturni e danni significativi all’infrastruttura locale. Le forze israeliane hanno dichiarato che l’obiettivo delle loro operazioni è di arrestare i combattenti palestinesi, ma la realtà è che le incursioni hanno reso la vita quotidiana dei palestinesi sempre più difficile, costringendo migliaia di persone a lasciare le proprie case.

Obiettivi strategici delle operazioni

Fonti palestinesi, tra cui il governatore di Tubas, Ahmed Asaad, affermano che l’escalation della violenza è finalizzata a creare nuove realtà geopolitiche, in particolare nell’area della Valle del Giordano, che segna il confine tra Cisgiordania e Giordania. I gruppi politici di destra in Israele continuano a spingere per l’espansione delle colonie illegali nella Cisgiordania occupata, rendendo di fatto impossibile la creazione di uno stato palestinese.

Il ruolo della politica israeliana

Il tema dell’annessione della Cisgiordania è centrale per molti gruppi di coloni di destra, ai quali il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha cercato di fare appello per mantenere la sua coalizione al governo. Nel giugno, Netanyahu ha ceduto un maggiore controllo della regione a Bezalel Smotrich, ministro delle finanze di estrema destra, noto per la sua residenza in una colonia illegale.

In risposta a una risoluzione non vincolante delle Nazioni Unite che sostiene una soluzione a due stati, Smotrich ha dichiarato sui social media che è necessario applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania per prevenire la creazione di quello che lui definisce uno stato terrorista.

Numerosi gruppi per i diritti umani e osservatori internazionali hanno registrato un aumento degli attacchi da parte dell’esercito israeliano e dei gruppi di coloni da quando è iniziata la guerra a Gaza. Gli attacchi, che hanno incluso incursioni nei campi profughi di Jenin, Nur Shams e Tulkarem, hanno causato la morte di oltre 1.000 palestinesi e il ferimento di quasi 10.000 persone, secondo dati delle Nazioni Unite. Inoltre, le autorità israeliane hanno arrestato più di 18.000 palestinesi durante lo stesso periodo di tempo.