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**C.sinistra: a un anno da 'patto della birra', prove di unità Conte-Schlein sul palco di Avs**

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Roma, 2 set. (Adnkronos) - Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli ci riprovano. A un anno dal 'patto della birra', siglato a favore di click a Parco Nomentano, i due leader di Avs riportano sul palco gli alleati, Elly Schlein e Giuseppe Conte. L'obiettivo? Sempre lo stesso: continuare a c...

Roma, 2 set. (Adnkronos) – Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli ci riprovano. A un anno dal 'patto della birra', siglato a favore di click a Parco Nomentano, i due leader di Avs riportano sul palco gli alleati, Elly Schlein e Giuseppe Conte. L'obiettivo? Sempre lo stesso: continuare a costruire insieme quell'alternativa al governo che, nei quasi 365 giorni trascorsi da quello scatto sotto la pioggia, ha visto alternare momenti di 'testarda unità', per parafrasare il leit motiv della segreteria dem, ad altri in cui il 'campo largo' era diventato il 'campo santo' – copyright, qui, del presidente del Movimento 5 stelle.

E che siano proprio le parole dei due principali frontman del centrosinistra a dare il segno di quella che è stata la strada percorsa non è un caso.

La foto del 12 settembre 2024, in cui a onor del vero compariva anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi, sembrava il preludio di un cammino da fare mano nella mano, la prima pietra messa per tirare su una coalizione capace di sfidare un centrodestra compatto e agguerrito, ovunque. Sembrava, appunto. Nonostante la photo opportunity scattata di fronte alla Cassazione per la presentazione delle firme per il referendum (bocciato) sull'autonomia differenziata, tra Schlein e Conte, a fine settembre, è già gelo.

Un gelo che diventa polare quando l'ex premier, qualche giorno più tardi, da Bruno Vespa sancisce la morte (prematura) del campo largo sbarrando la strada a Italia viva per le regionali in Liguria. Un autogol a sentire Matteo Renzi, che non digerisce la Caporetto di quella tornata elettorale. Anche, però, una lezione da imparare: senza veti e unito, il campo progressista stravince in Emilia-Romagna e si riprende l'Umbria. Proprio a Terni, davanti all'ospedale 'Santa Maria', un altro scatto pare sancire la pace tra i due leader.

Al netto della 'buca' che Conte, a inizio dicembre, rifila a Bonelli per il congresso di Europa verde a Chianciano, in cui tutti si aspettavano un'altra foto ricordo da aggiungere all'album del centrosinistra unito, in effetti le cose migliorano. In Parlamento si viaggia sulle stesse lunghezze d'onda: sul fronte del lavoro, con la proposta di legge per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, sulla riforma per il servizio pubblico, sulla sanità, sul fine vita, sulla richiesta di dimissioni per la ministra Santanchè, ma soprattutto sul caso Almasri.

Il torturatore libico rispedito a casa con volo di Stato dal governo Meloni riesce a mettere insieme proprio tutti: nella conferenza stampa alla Camera di fine gennaio per sollecitare la presidente del Consiglio a dare spiegazioni siedono allo stesso tavolo Azione, Movimento 5 stelle e Italia viva, oltre a Pd, Avs e +Europa. Di leader ne mancano, è vero, ma è un passo avanti, e poi basta aspettare.

L'occasione sembra essere la mobilitazione lanciata da Conte contro il governo, a cui 'abboccano' in un primo momento sia il duo di Avs, sia Schlein. Se Bonelli e Fratoianni in piazza il 5 aprile con il Movimento 5 stelle per dire no al piano di riarmo di Ursula von der Leyen ci sono, la segretaria del Pd preferisce stare a casa per non scontentare i suoi -dopo tutto sul tema il partito è piuttosto diviso, e ci saranno altre circostanze. Ed è la situazione nella striscia di Gaza e in Cisgiordiana che dà ai leader l'assist perfetto per compattarsi. Partendo dalla mozione presentata a metà aprile, le opposizioni preparano il campo per la manifestazione del 7 giugno in cui salgono sul palco per tuonare contro il governo di Benjamin Netanyahu, ma non risparmiano neanche le bordate a quello di casa nostra.

Senza birra, ma con l'invito a presentarsi alle urne per il referendum il giorno dopo, i quattro progressisti ritrovano il sereno, e infatti si scattano un'altra foto che rimarrà negli annali. Non solo, però: da inizio giugno parte la corsa per l'autunno rovente delle regionali, in cui l'ordine di scuderia, di tutti, è preservare l'unità della coalizione. Se per il Veneto non ci sono problemi e si trova subito il nome da spendere – sarà Giovanni Manildo, ex sindaco di Treviso in quota Pd a correre per il dopo Zaia -, nelle altre regioni il quadro è un po' più complesso.

Nelle Marche i pentastellati diventano garantisti per stare con il candidato dem, Matteo Ricci, raggiunto da un avviso di garanzia pochi giorni prima, e in Toscana arrivano a chiedere agli iscritti se sia opportuno appoggiare la ricandidatura di Eugenio Giani. Per la Campania c'è bisogno di diversi incontri tra Conte, Schlein e Vincenzo De Luca per dare il via libera (ancora non ufficiale) a Roberto Fico, come c'è bisogno del passetto in avanti del leader dei Cinquestelle anche per sbloccare l'impasse sul nome in Calabria. Nonostante i mal di pancia di Avs, a spuntarla ancora una volta è il candidato proposto dai pentastellati, Pasquale Tridico.

Si crea un caso, o meglio i fedelissimi Bonelli e Fratoianni iniziano a storcere il naso: 'Passi stavolta, ma ci siamo anche noi, e non retrocediamo sulla Puglia, Nichi Vendola ci sarà', il senso del loro ragionamento. Che arriva dalle parti del Nazareno e dalla sua segretaria 'testardamente unitaria', pronta a chiudere anche la pratica pugliese con la candidatura di Antonio Decaro per presentarsi domani alla festa di Avs con i suoi alleati. Da 'Terra!' a 'Terra!' di strada se n'è fatta parecchia dopo tutto, molto spesso senza foto per suggellare patti.