Il Governo sta valutando una riforma che potrebbe rivoluzionare i controlli sulle caldaie domestiche a gas. A partire dal 2026, le ispezioni in presenza potrebbero essere sostituite da verifiche esclusivamente documentali e a distanza, coinvolgendo circa 20 milioni di impianti in tutta Italia. La novità punta a semplificare le procedure e ridurre i costi, ma solleva interrogativi su sicurezza ed efficienza energetica.
Verso la digitalizzazione dei controlli sulle caldaie: opportunità e criticità del nuovo sistema
La riforma potrebbe comportare vantaggi economici concreti per le famiglie, eliminando i costi legati alle visite dei tecnici, e ridurre gli oneri per le amministrazioni locali. Tuttavia, l’assenza di sopralluoghi fisici solleva preoccupazioni relative alla sicurezza e all’efficienza energetica degli impianti, in quanto eventuali malfunzionamenti potrebbero sfuggire ai controlli.
L’efficacia del modello digitale dipenderà inoltre dalla piena interoperabilità delle piattaforme informatiche tra le diverse regioni e province, un obiettivo non ancora completamente raggiunto. Il decreto prevede un controllo minimo dell’efficienza energetica ogni quattro anni, lasciando alle Regioni la possibilità di incrementare la frequenza solo con adeguata motivazione.
Rimangono inoltre questioni legate all’impatto ambientale e ai rischi di incidenti, che hanno alimentato dubbi da parte di associazioni di artigiani e esperti di sicurezza domestica. Il testo è ancora in fase di revisione e potrebbe subire modifiche prima dell’approvazione definitiva, rendendo necessario attendere ulteriori chiarimenti per valutarne l’impatto concreto.
Caldaie, addio ai controlli? Cosa cambia e da quando
Il Governo sta valutando una nuova normativa che potrebbe modificare significativamente la gestione degli impianti di riscaldamento domestico a partire dal 2026. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha predisposto una bozza di decreto che sostituirebbe il DPR 74/2013, introducendo controlli esclusivamente documentali e a distanza per la maggior parte delle caldaie a gas presenti nelle abitazioni italiane.
Il provvedimento si applicherebbe agli impianti con potenza inferiore ai 70 kW, pari a quasi tutte le caldaie domestiche, stimate in circa 20 milioni, molte delle quali con oltre quindici anni di utilizzo. La principale innovazione consisterebbe nella sostituzione delle tradizionali ispezioni in loco con verifiche amministrative basate su dati caricati nei catasti regionali e provinciali, riducendo l’impegno diretto dei tecnici e semplificando le procedure burocratiche.