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Crisi alimentare a Gaza: il dramma di bambini e famiglie

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La guerra in corso a Gaza ha portato a oltre 360 morti per fame, con un numero crescente di bambini colpiti dalla malnutrizione.

La crisi umanitaria a Gaza sta raggiungendo livelli drammatici. Da quando è scoppiato il conflitto il 7 ottobre 2023, oltre 360 persone, tra cui 130 bambini, hanno perso la vita a causa della fame. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, solo ad agosto si sono registrati 185 decessi legati alla malnutrizione, e il numero continua a crescere.

Nelle ultime 24 ore, si sono aggiunti altri 13 morti, di cui tre minori, mentre gli effetti devastanti della carestia, causata dalle azioni israeliane, si intensificano nell’enclave. Come si può rimanere indifferenti di fronte a queste statistiche allarmanti?

I numeri della crisi alimentare

Il Ministero della Salute ha comunicato che, dal rilascio del rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) lo scorso mese, più di 83 persone, inclusi 15 bambini, hanno perso la vita. L’IPC ha dichiarato che Gaza sta vivendo una carestia su larga scala: ben 514.000 persone, quasi un quarto della popolazione, stanno soffrendo la fame. E la situazione è destinata a peggiorare, con previsioni che parlano di 641.000 affetti entro la fine di settembre. Questo quadro è reso ancora più preoccupante dal fatto che 43.000 bambini sotto i cinque anni mostrano segni di malnutrizione e oltre 55.000 donne in gravidanza o in allattamento si trovano in condizioni critiche. Hai mai pensato a cosa significhi per una madre non poter nutrire il proprio bambino?

Il tasso di anemia tra le donne incinte ha raggiunto il livello più alto degli ultimi anni, evidenziando la vulnerabilità di madri e neonati. “Civili a terra stanno pagando il prezzo più alto. Ci sono ancora centinaia di migliaia di famiglie a Gaza City,” ha affermato Tareq Abu Azzoum, corrispondente di Al Jazeera. “Rifiutano di lasciare la loro casa, consapevoli che non ci sono spazi sicuri nel sud e nel centro di Gaza.” Gaza City, un tempo affollata di edifici residenziali, è ora ridotta a un paesaggio di macerie, con circa un milione di palestinesi che ci vivono, quasi la metà dell’intera popolazione della Striscia.

Il contesto del conflitto e le reazioni internazionali

Le forze israeliane hanno ucciso almeno 63.633 persone a Gaza e ferito oltre 160.000 dall’inizio del conflitto. I bombardamenti si concentrano soprattutto su Gaza City, mentre l’esercito israeliano sta costringendo i residenti a spostarsi verso sud. L’IPC ha avvertito che la situazione di carestia potrebbe estendersi anche a Deir el-Balah e Khan Younis entro la fine del mese. Ma perché la comunità internazionale non agisce con maggiore urgenza?

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito la carestia “un disastro artificiale, un’accusa morale e un fallimento della stessa umanità”. Ha sottolineato che Israele ha “obblighi inequivocabili” secondo il diritto internazionale per garantire l’ingresso di forniture alimentari e mediche a Gaza. Le organizzazioni umanitarie chiedono un intervento immediato, mentre Israele respinge le conclusioni dell’IPC, affermando che non esiste carestia a Gaza. Questo è il primo caso in cui l’IPC ha registrato condizioni di carestia al di fuori dell’Africa, un segnale che non può essere ignorato.

La dichiarazione degli esperti di genocidio

Recentemente, un gruppo di importanti studiosi di genocidio ha dichiarato ufficialmente che la guerra di Israele contro Gaza soddisfa la definizione legale di genocidio. L’International Association of Genocide Scholars, composta da 500 accademici, ha approvato una risoluzione che afferma che le politiche e le azioni di Israele in Gaza adempiono alla definizione di genocidio stabilita nella Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio. Questa dichiarazione segna un intervento significativo da parte di esperti nel campo del diritto internazionale, sottolineando l’urgenza di affrontare la situazione in corso. Come possiamo restare in silenzio di fronte a tali affermazioni?