Sembrava tenere, a fatica. Ma è bastata un’altra discussione sull’immigrazione e tutto è crollato. Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà (PVV), ha lasciato il tavolo. La crisi di governo in Olanda è servita?
Crisi di governo in Olanda: Wilders rompe la coalizione
Ha detto basta. Un post secco su X — “Il PVV lascia la coalizione” — ha messo fine a un governo già fragile, nato tra mille difficoltà dopo le elezioni del 2023.
Dick Schoof, premier indipendente, si trova ora a gestire una crisi di governo in Olanda senza precedenti?
La miccia? Sempre la stessa: l’asilo, i confini, i migranti. Wilders voleva misure drastiche. Il dispiegamento dell’esercito per fermare gli arrivi. Il respingimento automatico dei richiedenti asilo. Proposte che, secondo lui, erano il cuore del programma. E che invece — accusa — i partner di governo hanno ostacolato. La frattura è diventata insanabile. E la fiducia, quella poca che c’era, si è dissolta.
Immigrazione al centro della crisi di governo in Olanda
Il Partito per la Libertà era il gruppo più numeroso della coalizione. Senza di loro, i numeri non ci sono più. E con i numeri, se ne vanno anche i progetti, le promesse, la stabilità. Le elezioni anticipate ormai sembrano l’unica strada.
Quello tra Wilders e gli alleati era un patto pieno di crepe, rattoppato qua e là. Troppe differenze su tutto, ma soprattutto sull’immigrazione. Un tema difficile, divisivo, eppure al centro della scena europea. In Olanda ha fatto esplodere l’esecutivo. Wilders voleva cambiare tutto. Ma il sistema — direbbe lui — glielo ha impedito. La rottura o la crisi di governo in Olanda per alcuni, a causa di questo tema così divisivo, era solo questione di tempo.
Intanto l’Olanda si ritrova di nuovo nel vuoto. Con un premier tecnico, senza mandato politico forte, e un paese spaccato. I prossimi mesi saranno confusi, pieni di calcoli e accuse. E quella parola — immigrazione — continuerà a pesare come un macigno sul dibattito.