Morte Stefano Cucchi, c'è nuovo indagato: è il generale Casarsa

La Procura di Roma indaga per falso l'ex comandante dei Corazzieri. Quando morì Stefano Cucchi era a capo delle compagnie della Capitale.

C’è un nuovo carabiniere, stavolta un generale, indagato nell‘inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi.

Si tratta dell’ex comandante dei Corazzieri Alessandro Casarsa. A processo sono già finiti cinque militari dell’Arma, uno dei quali ha confessato il pestaggio del geometra romano avvenuto il 15 ottobre 2009.

Indagato l’ex comandante dei Corazzieri

Nel corso di un’udienza di ottobre 2018 uno dei militari indagati, Francesco Tedesco, ha infatti confessato che il 31enne era stato picchiato scaricando però le responsabilità su due suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

Tutti e tre sono accusati di omicidio preterintenzionale mentre i carabinieri Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini sono accusati di calunnia, e quest’ultimo anche di falso.

Il procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Giovanni Musarò accusano ora di falso anche il generale Alessandro Casarsa, ex comandante dei Corazzieri. Nel 2009, quando è morto Stefano Cucchi, il carabiniere era invece colonnello e comandava il gruppo Roma che sovrintende alle varie compagnie della Capitale.

Casarsa è indagato in merito alla vicenda delle annotazioni di servizio che sarebbero state modificate. Secondo il pubblico ministero queste presunte modifiche sarebbero frutto “di un ordine veicolato dal comando di stazione, che a sua volta recepì un ordine dal comandante di Compagnia, che a sua volta aveva recepito un comando dal gruppo”.

Ilaria Cucchi: “Ma siamo sempre soli”

Nonostante le responsabilità riguardo la morte di Stefano Cucchi sembrano sul punto di emergere, la sorella del geometra romano il 2 febbraio 2019 denuncia su Facebook: “Siamo soli, ora.

Siamo arrivati alla verità ma continuiamo ad essere soli insieme ai PM”.

“Tutto il resto sono parole di circostanza. Politica. – sottolinea infatti – Basta ascoltare le intercettazioni, leggere ciò che scrivono i cosiddetti fan di Mandolini e soci per capire quanto diversa ed amara sia la realtà. Nessuna resipiscenza. Nessuna umana pietà. Solo odio ed arroganza”.

Il 6 dicembre 2018 Ilaria Cucchi rivelava infatti: “All’udienza di oggi ci è stato spiegato come un’intera scala gerarchica si sia mossa per depistare le indagini sulla morte di Stefano.

– aggiungendo – È difficile spiegare un complesso di comportamenti tenuto da ufficiali e sotto ufficiali tutto teso a nascondere semplicemente il fatto che mio fratello, quella notte nella caserma di Tor Sapienza, stava male, molto male”.

“Ho capito quanto poco contiamo noi normali cittadini per quella ‘scala gerarchica’” puntualizzava quindi la sorella del 31enne, concludendo: “Se questo ai Giudici andrà bene allora sarà il momento di arrendermi.
In fin dei conti quei Carabinieri non sono medici, come sarebbe stato affermato dai superiori che chiedevano loro di modificare le annotazioni di servizio perché troppo dettagliate nel descrivere lo stato di salute di Stefano”.