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Caso Cucchi "atti falsati da un grave inquinamento di prove"

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In un'udienza del processo ai danni dei cinque carabinieri per la morte di Stefano Cucchi il pm ha spiegato "prove inquinate su ordini dall'alto".

Il pubblico ministero Giovanni Musarò, in apertura dell’ultima udienza del processo tenuto ai danni dei cinque carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale, calunnia e falso per la morte di Stefano Cucchi, ha messo in evidenza tutte le difficoltà nel fare luce su prove così alterate nel corso degli anni. “Questa storia è costellata di falsi, da dopo il pestaggio, ed è proseguita in maniera ossessiva anche dopo la morte di Cucchi” ha spiegato il pm. Ora che tutte queste manomissioni stanno venendo alla luce, l’Arma dei Carabinieri è sempre più in imbarazzo nel dover rispondere a “un’attività di inquinamento probatorio” tanto premeditata. L’udienza si è tenuta mercoledì 24 ottobre 2018.

Prove falsate dalla dirigenza dell’Arma dei Carabinieri

Secondo quanto sostenuto dal pm Giovanni Musarò “la modifica dell’annotazione di servizio sullo stato di salute di Cucchi non fu frutto di una decisione estemporanea e autonoma di un militare ma fu l‘esecuzione di un ordine veicolato dal comando di stazione, che a sua volta recepì un ordine dal comandante di Compagnia, che a sua volta aveva recepito un comando dal gruppo“. L’annotazione di servizio in questione è quella che, secondo Francesco Tedesco, avrebbe dovuto contenere un report sul pestaggio di Stefano Cucchi.

Il pm ribadisce la gravità di quanto avvenuto e afferma: “C’è stata un’attività di inquinamento probatorio che ha indirizzato in modo scientifico prove verso persone che non avevano alcuna responsabilità e che sono state sottoposte a giudizio“. Le persone coinvolte in un secondo momento a cui si riferisce Giovanni Musarò sono gli agenti di polizia penitenziaria, gli infermieri e i medici ai danni dei quali è stato aperto un infruttuoso processo.

Sale a sei il numero di persone indagate per falso: cinque membri dell’Arma dei Carabinieri e un avvocato. I militari indagati sono, al momento: il maresciallo Roberto Mandolini, il maggiore Luciano Soligo, il luogotenente Massimiliano Colombo, Francesco Di Sano e il colonnello Francesco Cavallo. Secondo il pm sarebbe stato proprio il colonnello Cavallo a suggerire al luogotenente Colombo di manomettere l’annotazione sullo stato di salute di Stefano Cucchi. L’avvocato indagato, invece, è Gabriele Giuseppe Di Sano.

Le parole del ministro Bonafede

Il 24 ottobre in aula era presente anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il ministro ha avuto modo di parlare con Ilaria Cucchi: “Ho detto a Ilaria che stiamo lavorando affinché casi come il suo abbiano giustizia in tempi brevi” ha spiegato. “Non tutte le famiglie hanno persone con la determinazione di Ilaria e non è giusto che chi chiede giustizia debba far conto sulla propria determinazione per ottenerla, senza entrare nel merito del processo“. In merito al processo Cucchi il ministro non si è esposto: “Io sono il ministro e quindi non voglio e non posso dire nulla su questo caso per rispetto della magistratura“.