La scuola deve andare avanti.
Uno degli obiettivi non solo della ministra Azzolina, ma del governo, che vuole garantire un’istruzione adeguata anche quando i dati giornalieri sui nuovi contagi fanno preoccupare. E allora si cerca, in tutti i modi, di tenere il virus fuori dagli edifici scolastici. Come? Anche, in caso, bruciandolo.
Scuola, il dispositivo che brucia il coronavirus
Il suo compito è quello di eliminare il coronavirus bruciandolo: è il nuovo dispositivo installato all’istituto Giulio Navatta, a Rivoli.
La scuola del torinese è la prima in Italia ad essersi dotata di una tecnologia per la purificazione dell’aria, una sorta di “bruciatore” di germi, batteri e ovviamente virus. Semplice e molto utile, il dispositivo utilizza la luce per funzionare. “Questo sistema è interessante in generale per il problema della qualità dell’aria indoor -afferma il virologo Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano-. Per quel che riguarda il Covid rappresenta un’ulteriore barriera alla diffusione.
È infatti fondamentale che le azioni siano tante, pensando che ogni sistema di protezione ha delle falle e che dunque bisogna avere più barriere che ci permetteranno di convivere con il virus che sarà presente ancora a lungo“.
Dispositivi installati nelle aule a Rivoli
Nelle 27 aule dell’istituto Giulio Navatta di Rivoli sono stati installati 112 dispositivi, chiamati “Air Panel”. La tecnologia usatat si chiama “WiwActive” e, attraverso la fotocatalisi con luce visibile a led, impiega il biossido di titanio dopato.
Questo sistema può generare un processo ossidativo tramite particelle generate dalla luce che inattivano la molecola inquinante, che sia un agente inquinante o un virus.