Un bimbo di tre anni, arrivato dalla Striscia di Gaza per ricevere cure salvavita a Roma, è morto al Policlinico Umberto I a causa di un tumore diagnosticato troppo tardi. La storia di Said racconta non solo la tragedia di una famiglia, ma anche le difficoltà e i limiti affrontati dai medici nel tentativo di salvare vite colpite troppo presto.
Il difficile cammino dei bambini palestinesi verso le cure
I medici del Policlinico Umberto I seguono da tempo bambini provenienti da Gaza, non solo attraverso le cure dirette in ospedale, ma anche a distanza, con consulti via telefono per cercare di monitorare le condizioni dei piccoli prima del loro trasferimento. Tra i piccoli trasferiti a Roma vi sono casi estremamente gravi, come neonati con amputazioni, bambini con traumi cerebrali o malnutrizione, e pazienti affetti da tumori e malattie cardiache congenite.
La storia di Said, purtroppo, non è isolata: riflette le difficoltà quotidiane e il dolore di tanti bambini palestinesi privati del diritto fondamentale alla salute, e mette in luce la corsa contro il tempo che medici e volontari affrontano ogni giorno per cercare di salvare vite in condizioni quasi impossibili.
Da Gaza a Roma, la speranza si spegne: morto il bimbo di 3 anni colpito da tumore
Un bimbo di tre anni, Said, è morto al Policlinico Umberto I di Roma dopo essere giunto in Italia dalla Striscia di Gaza per ricevere cure salvavita. La sua malattia, un tumore in fase avanzata, era stata diagnosticata troppo tardi a causa delle enormi difficoltà di accesso alle cure nei territori colpiti dal conflitto.
Giunto a Roma a febbraio, il piccolo è stato subito preso in carico dai medici italiani, che hanno tentato tutte le terapie possibili, tra cui chemioterapia e trapianto di cellule staminali, senza riuscire a salvarlo.
I funerali del piccolo Said si è svolto nella Moschea Grande di Roma, dove familiari, membri della comunità palestinese e volontari delle associazioni si sono riuniti per l’ultimo saluto. La sepoltura è avvenuta al cimitero di Prima Porta, in un clima di profonda commozione e silenzio, simbolo del dolore di un’intera comunità davanti a una vita spezzata troppo presto.