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Un episodio che avrebbe dovuto essere una semplice richiesta di informazioni si trasforma in una vera e propria polemica sulla privacy delle persone con disabilità. Marco Macrì, vigile del fuoco di Genova e padre di un bambino con disabilità, ha avviato un caso contro Gardaland, il famoso parco divertimenti italiano. Ma cosa è realmente accaduto? Tutto è iniziato quando Macrì ha contattato il parco per chiedere chiarimenti sulla sua visita, specificando la necessità di un accesso prioritario e di strutture adatte alle esigenze del figlio.
La risposta che ha ricevuto ha scatenato la sua indignazione, spingendolo a rivolgersi anche al Garante della Privacy.
Il caso di Marco Macrì e la risposta di Gardaland
Marco Macrì ha scritto un’email a Gardaland per annunciare la sua visita e richiedere informazioni dettagliate sui biglietti e sull’accesso prioritario per il suo bambino. Ciò che è seguito è stato inaspettato: il servizio clienti del parco ha richiesto l’invio di una «certificazione di disabilità» completa di diagnosi, in particolare il verbale 104 INPS senza omissis. Una richiesta che Macrì ha subito interpretato come una violazione della privacy, definendo la prassi del parco «totalmente inappropriata» e contraria alle normative vigenti. Ma è davvero necessario fornire documentazione così dettagliata per garantire l’accesso a un parco divertimenti?
In una comunicazione successiva, Gardaland ha cercato di giustificare la propria posizione, sostenendo che la richiesta della certificazione completa era necessaria per garantire sicurezza e servizi adeguati. Hanno anche affermato di avere un ufficio dedicato per personalizzare l’esperienza degli ospiti. Tuttavia, hanno escluso l’uso della Disability Card per la valutazione dell’accesso prioritario, accettandola solo per l’emissione del biglietto d’ingresso. Ma questa scelta è realmente in linea con le esigenze dei visitatori?
Le implicazioni legali e le critiche ricevute
Macrì ha messo in evidenza che la pratica di Gardaland contrasta con il Regolamento UE 2016/679 (GDPR), il quale protegge i dati sanitari come categorie particolarmente sensibili. «Chiedere dati sanitari via email non cifrata è una violazione palese delle regole di sicurezza», ha dichiarato il vigile del fuoco. Inoltre, ha richiamato l’attenzione sulla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che garantisce il diritto di accesso alla vita culturale e ricreativa senza discriminazioni. Come possono i parchi divertimenti ignorare tali principi fondamentali?
La denuncia di Macrì ha trovato sostegno in numerose recensioni online, dove altri visitatori con disabilità hanno condiviso esperienze simili. Molti lamentano che la richiesta di documentazione specifica per ottenere l’accesso prioritario sia eccessiva e inadeguata, evidenziando una prassi consolidata di Gardaland che potrebbe risultare dannosa per la dignità delle persone disabili. Non sarebbe opportuno rivedere queste procedure per garantire un’accoglienza più rispettosa?
Reazioni e sviluppi futuri
Questa situazione ha acceso i riflettori su come i parchi divertimento gestiscono le richieste di accesso prioritario per le persone con disabilità. Mentre Gardaland continua a difendere la propria posizione, la protesta di Macrì ha sollevato interrogativi più ampi sulla sensibilità e il rispetto della privacy in contesti pubblici. Con la segnalazione al Garante della Privacy, ci aspettiamo una risposta ufficiale e possibili sviluppi normativi che possano chiarire le linee guida per la gestione di tali situazioni. Ma quali cambiamenti potrebbero arrivare?
Questa controversia serve da monito a tutti i parchi e le attrazioni turistiche, sottolineando l’urgenza di un approccio più attento e rispettoso nei confronti delle esigenze delle persone con disabilità. È tempo che tutti noi ci facciamo portavoce di un cambiamento positivo, per garantire che ogni visitatore possa godere di un’esperienza indimenticabile, senza barriere.