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Gaza, Hamas ammette di non sapere quanti ostaggi siano ancora vivi

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Un funzionario di Hamas ha dichiarato che il gruppo terroristico non sa con certezza quali ostaggi siano ancora vivi

L’esponente del gruppo palestinese ha spiegato alla BBC che l’organizzazione non può fornire ad Israele la lista di quali ostaggi siano ancora vivi poiché non ne è al corrente.

Hamas: “Non sappiamo quanti sono gli ostaggi ancora vivi”

Finora non abbiamo presentato alcuna lista“, ha dichiarato da Istanbul Basim NaimMa prima di tutto, tecnicamente e praticamente, è impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo e chi è stato ucciso a causa dei bombardamenti israeliani o chi è stato ucciso per fame a causa del blocco israeliano“. Il membro del politburo di Hamas ha inoltre aggiunto che le persone prese in ostaggio si trovano in zone diverse della Striscia e che la richiesta di un cessate il fuoco serve per raccogliere tutti i dati sulle loro condizioni.

L’impegno dell’Italia

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha fatto sapere che l’Italia sta lavorando con l’Onu per l’invio di maggiori aiuti umanitari dell’enclave. “Il nostro ambasciatore presso la Fao ha cominciato a contattare i rappresentanti delle organizzazioni delle Nazioni Unite che sono presenti a Roma per coordinare meglio gli aiuti che possono partire a favore della popolazione palestinese” ha spiegato il ministro durante un vertice alla Farnesina “Vedremo come, o attraverso il lancio da aerei o attraverso camion a Rafah, ma forse bisogna fare qualcosa di più, lo slogan potrebbe essere food for Gaza. Siamo al lavoro per coordinare e favorire nel mondo migliore l’invio di aiuti alla popolazione che soffre la guerra“.

Le ipotesi di un accordo

Dopo settimane di negoziati, le autorità israeliane e palestinesi potrebbero essere vicine a un accordo di cessate il fuoco che consentirebbe il rilascio di ostaggi e prigionieri. I mediatori di entrambe le parti, coadiuvati dall’intervento di Egitto, Qatar e Stati Uniti stanno cercando di raggiungere un accordo entro l’inizio del Ramadan, fissato per il 10 marzo. Durante l’intervista alla BBC Basim Naim ha tuttavia ribadito che il gruppo non accetterà alcun patto che non preveda la fine della guerra e il ritiro completo dell’IDF da Gaza.