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La trading house Gunvor, con sede in Svizzera, ha annunciato il ritiro della sua offerta per l’acquisto degli asset internazionali della compagnia petrolifera russa Lukoil. Questa decisione è stata influenzata dalle recenti dichiarazioni del governo degli Stati Uniti, che hanno categoricamente rifiutato di approvare l’accordo.
Il portavoce di Gunvor, Seth Pietras, ha definito le affermazioni del Dipartimento del Tesoro americano come “fondamentalmente errate e false”.
Questa polemica è emersa dopo che Lukoil aveva accettato l’offerta di Gunvor, in un contesto di crescente pressione internazionale sulle aziende russe a causa della guerra in Ucraina.
Contesto delle dichiarazioni americane
Le dichiarazioni del governo statunitense sono state chiare: la guerra guidata dalla Russia deve cessare immediatamente. L’account ufficiale del Tesoro USA su X ha sottolineato che, finché il presidente russo Vladimir Putin continuerà a provocare violenze, Gunvor non riceverà alcuna licenza per operare e trarre profitto dalle sue attività. Questa affermazione ha innescato una reazione immediata da parte della trading house svizzera.
Accusa di legami con il Cremlino
Pietras ha contestato il fatto che Gunvor sia considerata un “burattino del Cremlino”. La compagnia, co-fondata nel 2000 da Torbjörn Törnqvist e Gennady Timchenko, un noto alleato di Putin, ha cercato di distaccarsi dalla sua eredità russa negli ultimi anni. Timchenko ha venduto la sua partecipazione nella compagnia nel 2014, poco prima che venissero imposte sanzioni contro di lui in seguito all’annessione della Crimea.
Da quel momento, Gunvor ha lavorato per smarcarsi dal mercato russo, vendendo i suoi asset e adottando una posizione pubblica contro la guerra in Ucraina. Pietras ha dichiarato che la compagnia è sempre stata trasparente riguardo alla sua proprietà e alle sue operazioni commerciali.
Le implicazioni per Lukoil
Lukoil, la principale compagnia petrolifera privata russa, ha da poco accettato l’offerta di Gunvor per la vendita della sua attività internazionale, ma ora si trova in una situazione difficile. La compagnia russa necessita dell’approvazione del Tesoro degli Stati Uniti per finalizzare l’accordo, prima che venga formalmente inserita nella lista nera il 21 novembre. Le attività di Lukoil in Europa comprendono raffinerie in Bulgaria e Romania, nonché una partecipazione significativa in un impianto di lavorazione del carburante nei Paesi Bassi.
Le reazioni in Europa
La questione ha sollevato preoccupazioni anche tra i paesi europei. Ad esempio, la Bulgaria ha avvertito che la raffineria di Burgas, di proprietà di Lukoil, potrebbe interrompere le operazioni se non si trova una soluzione rapida. Altri stati, come l’Ungheria, hanno denunciato i costi elevati delle forniture alternative di petrolio, mentre esperti di mercato sostengono che tali affermazioni siano esagerate.
Il segretario generale dell’Alleanza ha minimizzato le preoccupazioni legate al ritiro delle truppe, affermando che simili cambiamenti avvengono regolarmente nelle relazioni bilaterali. Tuttavia, la situazione rimane tesa e le incertezze economiche continuano a pesare sulle decisioni politiche e commerciali in tutta Europa.